Il nuovo metodo è stato applicato al centro di Trento. Consente di colpire meglio il bersaglio
Un nuova metodica di trattamento clinico di una lesione neoplastica è stata messa a punto e recentemente utilizzata con successo nel Centro di protonterapia di Trento. Nelle scorse settimane, si legge in una nota dell'ufficio stampa dell'Aziende sanitaria, è stato infatti ultimato il primo trattamento che prevede il controllo del respiro del paziente e la sua sincronizzazione con l'erogazione del fascio di protoni. Si tratta di una complessa tecnica all'avanguardia, che utilizza i protoni per la cura di neoplasie situate in organi soggetti al movimento.
Durante l'irradiazione, in virtù dell'elevata sensibilità delle particelle di protoni al movimento d'organo, risulta difficile il trattamento di lesioni mobili che vanno controllate e monitorate durante la seduta di terapia.
Piena soddisfazione per la sicurezza clinica della tecnica utilizzata e del suo risultato da parte di tutti i referenti clinici e fisici del trattamento. Secondo il dottor Maurizio Amichetti, direttore dell'Unità operativa di protonterapia, "l'implementazione di questa tecnica rappresenta un grosso passo avanti per la completa attuazione pratica dell'active scanning, la tecnica di trattamento protonterapico di ultima generazione in sedi anatomiche e in patologie che risentono del movimento d'organo come ad esempio fegato, polmone o addome superiore". Il Centro di Trento ha instaurato una collaborazione con altri centri di protonterapia europei attraverso il gruppo Ipacs, creato per promuovere lo scambio di esperienze da un punto di vista clinico e fisico medico e il confronto sui temi riguardanti la pianificazione dei trattamenti, l'assicurazione di qualità, le indicazioni terapeutiche studiando collegialmente casi clinici in modo da rendere comuni le conoscenze e le esperienze dei vari centri.
I segnali che hanno origine nel cervello si dirigono verso le cellule nervose intestinali, portando a un rilascio di sostanze chimiche infiammatorie
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