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L'immunoterapia è inefficace sul 50% dei malati

Oncologia Redazione DottNet | 09/10/2017 16:59

E' una grande sfida: Maio, occorre rendere le cellule tumorali più visibili al sistema immunitario

L'immunoterapia, che mira a 'risvegliare' il sistema immunitario a riconoscere e combattere direttamente il cancro, rappresenta la nuova e promettente frontiera per la cura dei tumori ma, ad oggi, solo un paziente su due risponde a tale approccio: "La grande sfida che abbiamo davanti è proprio capire perchè nell'altra metà l'immunoterapia non funzioni". Per Michele Maio, direttore del nuovo Centro di Immuno-Oncologia (CIO) di Siena, l'obiettivo è dunque arrivare ad avere sempre più alte percentuali di riposta. Un risultato, afferma, "al quale stiamo lavorando".

Ad oggi, spiega Maio, "sappiamo che i pazienti miglior 'candidati' per l'immunoterapia sono quelli il cui tumore presenta alcune caratteristiche specifiche, quali ad esempio il fatto di evidenziare la presenza al suo interno di cellule immunitarie come i linfociti T.

In questo caso si parla di 'tumori caldi'. Ma alcuni tumori, come quello al pancreas, colon, prostata, ed anche alcune forme di cancro al polmone, non hanno tale caratteristica e si dicono 'freddi'. Sono quelli che non rispondono all'immunoterapia, ma molto c'è ancora da capire sul perché alcune neoplasie siano resistenti a tale approccio".  

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E una delle vie più promettenti per riuscire in tale obiettivo è rappresentata dall'epigenetica, con un progetto del CIO finanziato in parte dalla Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. L'epigenetica studia le mutazioni genetiche non attribuibili direttamente alla sequenza del DNA. Oggi i farmaci epigenetici, capaci di modulare la funzione del DNA, spiega Maio, "ci consentono di indurre cambiamenti non solo della neoplasia ma anche del microambiente in cui il tumore vive.    Infatti il microambiente si dimostra fondamentale per l'efficacia dell'immunoterapia in quanto costituito da cellule in grado di rendere il tumore 'irraggiungibile' dal sistema immunitario stimolato dai farmaci immunoterapici".

L'obiettivo della combinazione delle terapie epigenetiche e immunoterapiche, chiarisce, "è proprio quello di aumentare la risposta immunitaria contro le cellule tumorali". In altre parole, afferma, "modifichiamo le cellule malate per renderle più visibili al sistema immunitario, così aggrediamo meglio il cancro. Se riusciremo a facilitare questa interazione, potremo ottenere risultati importanti anche in pazienti che oggi non rispondono all'immunoterapia". Proprio l'epigenetica, annuncia Maio, "è alla base dello studio NIBIT-M4: "L'arruolamento dei pazienti terminerà nella primavera del 2018 - spiega - e questa ricerca è disegnata per valutare per la prima volta la combinazione di un farmaco immuno-oncologico, ipilimumab, e di una molecola epigenetica, la guadecitabina, che agisce sul DNA delle cellule malate provocando modificazioni chimiche, nel trattamento del melanoma metastatico.

Il farmaco epigenetico 'smaschera' cioè alcune caratteristiche immunologiche delle cellule tumorali che diventano così riconoscibili da parte del sistema immunitario". Tutti passi avanti, conclude, "con un unico fine: poter a breve arrivare a trattare con l'immunoterapia una percentuale sempre più alta di pazienti".

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