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Malaria: 216 milioni di casi nel 2016, 5 mln in più del 2015

Infettivologia Redazione DottNet | 29/11/2017 18:33

Oms, progressi in stallo: servono più fondi

Dopo i successi segnati a livello globale, i progressi nella lotta contro la malaria hanno subito una battuta d'arresto, tanto che nel 2016 si stima ci siano stati 5 milioni di casi in più rispetto all'anno precedente. Il numero di morti, 445mila, è invece rimasto circa lo stesso del 2015. Lo segnala l'ultimo rapporto sulla malaria pubblicato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L'anno scorso, secondo i dati pubblicati, ci sono stati 216 milioni di casi in 91 paesi, contro i 211 milioni dell'anno precedente, mentre il numero di morti è stato di 445mila, contro i 446mila del 2015.

E' l'Africa a pagare il tributo più caro, con il 90% dei casi e delle morti, anche se è migliorato il tasso di diagnosi.

Se nel 2010 i casi sospetti erano il 36%, nel 2016 sono saliti all'87%, e la maggior parte dei pazienti che ha richiesto una terapia al servizio sanitario pubblico ha ricevuto quella più efficace, a base di artemisina. "Negli ultimi anni, abbiamo compiuto miglioramenti importanti, ma ora siamo ad un momento cruciale. Senza interventi urgenti, rischiamo infatti di tornare indietro e mancare l'obiettivo di ridurre di almeno del 40% il numero dei casi e il tasso di mortalità entro il 2020", rileva il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

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Secondo il rapporto dell'Oms il mondo non è sulla strada giusta: il problema principale è la mancanza di fondi adeguati stanziati sia a livello internazionale che nazionale. Il risultato è che non si riescono a offrire a tutti i farmaci, le zanzariere trattate con insetticida, e altri strumenti salva-vita. Nel 2016 si stima che siano stati destinati alla lotta contro la malaria, a livello globale, circa 2,7 miliardi di dollari. Molti meno dei 6,5 miliardi che andrebbero investiti ogni anno per centrare gli obiettivi del 2020. Nel 2016 i maggiori donatori a livello internazionale dei programmi sono stati gli Usa (38%), seguiti da Regno Unito, Francia, Germania e Giappone.

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