La polmonite resta la prima causa dei decessi da infezioni, meglio vaccinarsi
Avranno pure più di 60 anni, ma se sono riusciti a sottrarsi a malattie gravi e invalidanti, gli anziani di oggi ci tengono a mantenersi attivi e dinamici. Spesso però la disinvoltura porta ad una minore consapevolezza rispetto a patologie non gravi ma rischiose, come la polmonite. E infatti solo un anziano su dieci ha la percezione di poter contrarre personalmente la malattia. Permangono poi alcuni falsi miti sulle modalità di prevenzione: per 4 persone su 5 è sufficiente mantenersi genericamente in buona salute, per una su 3 lavarsi le mani. Dei comportamenti degli over 60 italiani si è occupata una ricerca quantitativa condotta da AstraRicerche per conto di Pfizer, su un campione di 1.706 persone e da cui sono emerse alcune incongruenze tra il percepito della malattia e le intenzioni di comportamento.
"Spesso gli adulti sani non sono consapevoli del potenziale rischio di contrarre malattie infettive, ritenendo di non aver bisogno dei vaccini. In realtà, tutti siamo a rischio di contrarre la polmonite, che è tutt'ora la prima causa di decesso per malattie infettive nei Paesi Occidentali', ha spiegato Francesco Blasi, Responsabile dell'Unità operativa di Broncopneumologia presso l'Irccs Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico Cà Granda di Milano. "La vaccinazione antipneumococcica è ad oggi l'unico strumento di prevenzione primaria in grado di evitare l'infezione da pneumococco", ha indicato Michele Conversano, Past President della S.It.I. Società Italiana di Igiene e Presidente di HappyAgeing. "In particolare, con il vaccino coniugato, che negli adulti richiede un'unica somministrazione per tutta la vita - ha concluso - si può tenere pronto il sistema immunitario a reagire nel caso di infezione".
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