L'Italia non si è adeguata alla normativa europea
A dieci anni dall'obbligo imposto dall'Europa di unificare le chiamate di emergenza con il 112, numero che sostituisce il 118 per le emergenze sanitarie e il 115 per i vigili del fuoco, sono solo 8 le regioni che in Italia hanno messo a regime il sistema. L'11 febbraio si è celebrata la giornata europea dedicata proprio al numero unico, un'occasione per sensibilizzare su una iniziativa piuttosto travagliata, di cui si parla già dal 1976. "Nel 2004, l'Unione europea ha deciso che, entro il 2008, il NUE (il numero unico per le emergenze) 112 doveva essere esteso a tutti i Paesi membri - ricorda un articolo sulla rivista della Protezione Civile. L'Italia non si è adeguata nei tempi previsti e per questo motivo è stata sanzionata dall'UE".
L'elenco delle Regioni in regola, dove chiamando il 112 è possibile essere poi smistati al servizio necessario da una centrale unica, è molto breve. Secondo il sito 112 Italia, per la promozione del sistema unico di emergenza (il braccio italiani della European Emergency Number Association), hanno il numero unico Lombardia, Lazio, Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Sicilia Orientale, con sperimentazioni in corso in alcune città delle regioni 'mancanti', mentre nei prossimi mesi verrà attivato in Emilia Romagna, Marche, Umbria e Toscana.
"Il numero unico rappresenta un'opportunità di allineare le risposte istituzionali affinché siano sempre più integrate dove necessario - spiega Mario Balzanelli, presidente della Società Sistema 118 -. Bisogna però garantire la pienezza degli organici delle centrali e sfatare un falso mito: la presenza del 112 non fa chiudere le altre centrali operative a partire da quelle del 118, che vanno invece potenziate dopo aver subito la mannaia dei tagli alla sanità negli anni passati''. Per sapere se l'introduzione del numero unico ha rallentato o no le attività dei soccorsi è comunque presto, aspettiamo l'applicazione uniforme su tutto il territorio per valutare la qualità delle prestazioni".
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Seguono fra gli ospedali il S. Camillo di Roma (7%), il Cervello di Palermo (5,3%) e l’ospedale di Cosenza (5%). Fra le strutture universitarie dopo Tor Vergata il S. Andrea di Roma (11%), l’Umberto I (5,5%) e l’ospedale senese (4,9%)
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