Il Servizio sanitario resta una delle roccaforti dell'occupazione femminile
Nella Pubblica Amministrazione l'avanzata della quota 'rosa' prosegue,senza colpi di scena, ma inesorabilmente, andando oltre l'immaginario comune, che porta già a pensare a una P.A al femminile per numero di insegnanti e infermiere. Dal conto annuale della Ragioneria generale, aggiornato al 2016, appare infatti evidente come le donne che lavorano nel pubblico non siano più confinate ai settori tradizionali della scuola e della sanità. Lì continuano a dominare ma sono maggioranza anche alla presidenza del Consiglio dei ministri, nelle authority e nelle posizioni dirigenziali della carriera prefettizia e penitenziaria.
E non hanno ancora il 50% +1 ma lo sfiorano e continuano a crescere nella magistratura.
La novità insomma alla vigilia di questo 8 marzo sembra un avanzare di qualità e non solo di quantità. Le donne sono azioniste di maggioranza oltre che nella scuola, otto contro due, e nella sanità, quasi sette contro tre, anche nella gestione delle carceri (69%) e nelle prefetture, è in mano femminili al 58%. Questo a riprova di come siano 'rosa' anche ruoli di livello. Ecco che anche amministrazioni particolarmente prestigiose come le autorità indipendenti vedono il 54% delle posizioni occupate da donne.
E ancora, sono sopra il 50% nei ministeri, incluso palazzo Chigi, e negli enti pubblici come Inps e Inail. Non sembrano poi esserci divari tra Nord e Sud a riguardo, dato che nel territorio, nelle Regioni e nei comuni, le donne sono il 52%. Insomma la P.A è il fiore all'occhiello dell'occupazione femminile, che per altro ha raggiunto il suo record storico, come certificato dall'Istat (anche se c'è lo zampino delle pensioni ritardate). Il solo fatto che si entra, almeno di regola, per concorso garantisce una certa "neutralità" di genere. Ed il numero delle lavoratrici cresce di anno in anno (quasi sei mila in più nel 2016), conquistando sempre più quote anche tra le toghe e nella dirigenza dei penitenziari
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