Stesso risultato per l'influenza: il vaccino difende chi è a rischio
Non solo l'influenza, ma anche altre infezioni respiratorie, e in particolare la polmonite, aumentano fino a 6 volte la probabilità di avere un attacco di cuore o un ictus. La conferma dello stretto legame che unisce malattie cardiovascolari e respiratorie è in uno studio pubblicato sullo European Respiratory Journal che suggerisce l'importanza di vaccinare le classi di popolazioni più a rischio. Uno studio apparso di recente sul New England Journal of Medicine aveva evidenziato il legame tra infarto e influenza. Utilizzando i dati di sorveglianza dello Scottish Morbidity Record, i ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine hanno identificato 1.227 adulti con un primo attacco di cuore e 762 con un primo ictus che hanno avuto anche un virus respiratorio o un'infezione batterica tra il 2004 e il 2014.
Il team di ricerca ha quindi studiato il tasso di infarti e ictus nei periodi immediatamente successivi a un'infezione respiratoria, quindi ha confrontato questo con quello di eventi cardiovascolari in altri periodi di tempo nelle stesse persone.
fonte: New England Journal of Medicine
Da Pechino hanno risposto alla richiesta di maggiori informazioni in merito al boom di polmoniti tra i bambini specificando che “non sono aumenti inattesi data la revoca delle restrizioni Covid, come accaduto anche in altri Paesi”
Falcone: "Le polmoniti causate dall'influenza tendono a complicarsi più frequentemente con sovrainfezioni batteriche, come quelle causate da Staphylococcus aureus o Pneumococco"
Falcone: “Il Mycoplasma Pneumoniae è un germe noto, provoca polmoniti di lieve entità. Il rischio è legato alla resistenza di alcuni di questi germi all’azitromicina, l’antibiotico che si utilizza in questi casi, di cui è stato fatto un uso improprio
"Fortunatamente il Mycoplasma pneumoniae è sensibile a diversi antibiotici e quindi l'infezione può essere curata tramite l'applicazione di protocolli medici ben conosciuti e verificati"
Esame analizza 32 proteine ed è in grado di predire chi ha più probabilità di aver bisogno di cure o di morire per queste patologie
Lo rivela un ampio studio presentato al Congresso della European Respiratory Society (ERS) a Vienna da Anne Vejen Hansen dell'Ospedale Universitario di Copenaghen
I pazienti che hanno ricevuto un trattamento diretto dallo pneumologo hanno avuto un minore utilizzo successivo dell'assistenza sanitaria per malattie respiratorie rispetto a quelli che hanno ricevuto cure abituali
Lo ha accertato uno studio internazionale in collaborazione fra l'Università francese Paris-Saclay, e quelle di Padova, Napoli Federico II e altri atenei stranieri
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