Altri casi di violenza a medici e infermieri. Pronta una raccolta di firme per modificare la legge
Il paziente muore e il primario viene licenziato. Un presunto caso di malasanità avvenuto all' ospedale di Caserta ha portato al licenziamento di un primario. Il fatto è avvenuto all'azienda ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta, dove il direttore generale Mario Ferrante, applicando la Legge Madia, ha licenziato in tronco il primario del reparto di Emodinamica e Cardiologia, dopo la morte, avvenuta un mese fa, di un paziente di 55 anni deceduto a seguito di un intervento chirurgico.
Sull'episodio indaga la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha iscritto nel registro degli indagati tutta l'equipe medica, compreso ovviamente il primario.
La Campania è al centro dell'attenzione anche per il contesto, spesso violento, in cui sono costretti ad operare medici e infermieri dei nosocomi, in particolare napoletani, o in servizio sulle ambulanze, più volte vittime negli ultimi giorni di episodi gravi.
A Napoli all'ospedale Loreto Mare, un infermiere è stato malmenato da un paziente in attesa di una colonscopia, a cui era stata somministrata la terapia lassativa propedeutica all'esame endoscopico; l'operatore sanitario non gli avrebbe somministrato medicine per bloccare l'evacuazione continua, così l'ha preso a schiaffi provocandogli lesioni guaribili in 15 giorni.
Ieri il questore di Napoli Antonio De Iesu, nel corso degli Stati Generali dei Trasporti, ha spiegato di condividere pienamente il progetto del 118 che vorrebbe installare telecamere all'interno delle ambulanze. "Questo non vuol dire smarcarsi dalle responsabilità - ha detto il questore - ma alle forze di polizia spetta garantire un sostenibile livello di sicurezza sul territorio".
Intanto è pronta una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare per inasprire le pene quando ad essere colpito è un medico. La decisione di indirla è stata presa oggi dal comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCEO), a seguito dei sempre più numerosi casi di aggressioni e violenze nei confronti del personale sanitario. L'idea è quella di equiparare in ogni caso il reato di aggressione verso un operatore sanitario a quello di violenza e minacce a pubblico ufficiale, con la possibilità di procedere d'ufficio a pene più severe.
"Siamo impegnati a combattere questo fenomeno contro i medici in tutte le maniere - afferma in una nota Filippo Anelli, presidente Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) -. Non siamo noi i responsabili dei disservizi. Eppure siamo noi in prima linea, in trincea, che paghiamo le conseguenze. Per questo serve una legge che tuteli maggiormente i medici che hanno fatto della loro professione la missione per prendersi cura della sofferenza delle persone aumentando le pene e rendendo il medico nell'esercizio delle sue funzioni di pubblico ufficiale".
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Sono ormai abbastanza numerosi, anche fra i medici e gli odontoiatri, i casi in cui, al momento della morte del professionista, il diritto alla pensione a superstiti venga attribuito ad un suo nipote, anche in presenza di genitori viventi.
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