Undici proposte presentate alla Fnopi
Sviluppare la figura dell'infermiere di comunità e di quello a domicilio. Questa è una delle undici azioni per migliorare l'assistenza infermieristica promosse dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva e presentate oggi alla Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche. Il lavoro dell'associazione nasce a seguito di quello dell'Osservatorio civico sulla professione infermieristica che ha visto nei mesi scorsi condurre uno studio dal quale è emerso che un cittadino su due reputa che il numero di infermieri sia insufficiente per garantire l'assistenza. Tra le proposte avanzate, la maggiore integrazione delle professioni sanitarie, la specializzazione dei diversi infermieri, il riconoscimento del loro ruolo attivo nell'uso delle tecnologie sanitarie sul territorio (come per la telemedicina, il telemonitoraggio, il teleconsulto)
Inoltre, viene proposto un rapporto numerico di un infermiere ogni sei pazienti.
Sei su dieci apprezzerebbero un infermiere disponibile nella farmacia dei servizi (65,5%) e in generale un cittadino su due ritiene che il numero di infermieri sia insufficiente a garantire l’assistenza non solo in ospedale ma anche sul territorio e sono in tanti a chiedere soluzioni che promuovano la figura del professionista nella realtà quotidiana. A partire da questi dati emersi dall’Osservatorio civico sulla Professione Infermieristica, Cittadinanzattiva-Tdm ha consegnato oggi alla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi) 11 proposte per rafforzare il ruolo degli infermieri sia all’interno delle equipe e nei confronti degli altri professionisti sanitari - incrementando la consapevolezza del ruolo e degli spazi di intervento autonomo dell’infermiere - sia nei confronti del cittadino, individuando modalità che permettano di farsi conoscere e riconoscere, contribuendo a delineare una figura professionale capace di dare al paziente le risposte necessarie a prendersi cura di sé.
Il nursing è infatti elemento chiave per affrontare sul territorio il nodo della presa in carico dei pazienti cronici. «Quella dell’infermiere - commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi - è tra le professioni sanitarie più vicine ai cittadini e nel processo di offerta e di garanzia di salute la professione infermieristica ha un ruolo essenziale. Nel futuro della sanità, a fronte dei bisogni di salute della popolazione e in particolare della domanda di cura delle fasce più fragili, gli infermieri avranno un ruolo sempre più incisivo, basato sulla collaborazione sinergica con tutte le altre professioni sanitarie. La nostra professione ha come scopo il rapporto coi pazienti. È per noi un elemento valoriale importante sia professionalmente che per il ‘patto con i cittadini’ che da anni ci caratterizza: è essenziale avere una relazione privilegiata con loro, per comprendere come ci vedono e come soddisfare i loro bisogni di salute. Il risultato dell’Osservatorio civico premia la professione per la stima dimostrata verso gli infermieri e per la consapevolezza che i cittadini hanno del nostro ruolo, ma fa anche da stimolo alla Federazione perché faccia di tutto perché sia potenziata l’offerta di prestazioni infermieristiche sul territorio attraverso i canali del Servizio sanitario con l’obiettivo di supportare i più fragili e le loro le famiglie».
Gli infermieri sono pochi
Regioni in ordine sparso anche sul lavoro infermieristico che al pari di altre professioni sanitarie sconta una marcata diversità di organizzazione regionale dell’assistenza. Gli infermieri sono meno presenti nelle regioni in piano di rientro e in generale, i blocchi del turnover preoccupano un po’ ovunque alla luce dei bisogni di salute in crescita sul territorio (causa dell’innalzamento dell’età), dell’incidenza della non autosufficienza e delle malattie croniche, dell’aumento delle domande di assistenza domiciliare (Adi).
A ritenere che il numero degli infermieri sia adeguato/sufficiente rispetto alle necessità dei pazienti del reparto/servizio in cui ha avuto esperienza, risponde positivamente solo circa 1 intervistato su 3 (30,66%) mentre 1 caso su 2 (51,77%) ritiene il reparto/servizio sottodimensionato; in meno di 1 caso su 5 (17,57%) le risposte si sono concentrate sul “non saprei”.
Senza contare che in letteratura è ritenuto ottimale un rapporto infermiere/paziente di 1:6 per garantire un’assistenza infermieristica adeguata e che all’aumentare di un paziente per ciascun infermiere (es. rapporto 1:7) aumenta del 23% l’indice di burnout, del 7% la mortalità dei pazienti, del 7% il rischio che l’infermiere non si renda conto delle complicanze a cui il paziente sta andando incontro.
Le proposte di Cittadinanzattiva
1. Promuovere la cultura dell’integrazione tra più professioni sanitarie, investendo su modelli organizzativi idonei a rispondere al meglio ai bisogni di cura e di assistenza del paziente.
2. Sfruttare appieno le opportunità della formazione professionale, spendendo in percorsi mirati (ma anche trasversali) che rendano l’infermiere "esperto“ e “specializzato”, in particolar modo dove l’ambito in cui opera lo richiede (es. cure primarie e servizi territoriali, area intensiva e dell’emergenza-urgenza, area medica, chirurgica, pediatrica e della salute mentale).
3. Praticare soluzioni che promuovano la figura del professionista nella realtà quotidiana della persona: l’infermiere a domicilio, l’infermiere di famiglia/comunità, l’infermiere all’interno di plessi scolastici e nelle farmacie dei servizi.
4. Riconoscere e valorizzare il ruolo dell’infermiere nell’ambito dell’uso delle tecnologie sanitarie sul territorio, riconoscendo allo stesso un ruolo attivo nell’erogazione di specifiche prestazioni (es. telemedicina, tele monitoraggio, teleconsulto) inserite nei percorsi assistenziali.
5. Lavorare sul ruolo proattivo degli infermieri riguardo alle cronicità ed altre situazioni di fragilità, rendendoli anche un anello di integrazione dei percorsi tra ospedale e territorio.
6. Laddove presente, superare la logica dei minutaggi assistenziali con un criterio già in uso in altri paesi europei e che definisce un rapporto numerico specifico tra paziente-infermiere (1:6, ovvero un infermiere ogni 6 pazienti)
7. Realizzare corsi di formazione che qualifichino e incrementino il rapporto con la persona e che dedichino specifici moduli all’empowerment, all’umanizzazione delle cure, alla relazione e alla comunicazione e in particolar al tema del dolore (L.38/10) in collaborazione con le associazioni di cittadini e pazienti.
8. Valorizzare la professione infermieristica riconoscendo le competenze professionali all’interno dell’organizzazione dei servizi sanitari, adeguandone il governo.
9. Promuovere il co-design dei servizi sanitari insieme ai cittadini, aprendo una riflessione su come evitare gli “effetti collaterali” della tecnologia applicata al mondo della sanità.
10. Pianificare un’operazione di comunicazione pubblica congiunta (es. campagne di informazione nelle piazze) tra Cittadinanzattiva, associazioni di pazienti e FNOPI, organizzando eventi di prossimità allo scopo di far conoscere al cittadino chi è l’infermiere e quando è possibile rivolgersi a lui, per comunicare il valore e le nuove opportunità che la professione offre.
11. Prevedere giornate di studio o di approfondimento presso le sedi degli Ordini locali, alla presenza di associazioni di cittadini e pazienti, in modo da facilitare lo scambio di idee e proporre interventi per soddisfare i bisogni specifici delle persone.
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