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Tumore al polmone avanzato, crolla la mortalità con l'immunoterapia

Oncologia Redazione DottNet | 25/09/2018 20:43

Durvalumab ha dimostrato di ridurre il rischio di morte del 32% rispetto allo standard di cura per i pazienti con tumore allo stadio III non operabili

Per i malati di tumore al polmone in fase avanzata, per i quali le terapie non hanno registrato alcun miglioramento ormai da 15 anni, arriva una nuova arma. La speranza giunge dall'immunoterapia, approccio mirato a risvegliare il sistema immunitario contro il tumore: il farmaco immunoterapico durvalumab ha infatti dimostrato di ridurre il rischio di morte del 32% rispetto allo standard di cura per questa fascia di pazienti con tumore allo stadio III non operabili. In Italia si tratta di circa 10mila malati ogni anno.

La conferma arriva dallo studio di fase III PACIFIC presentato al simposio presidenziale della 19/a Conferenza mondiale sul tumore del polmone (IASLC) a Toronto.

I risultati dello studio sono stati contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine e la molecola ha ottenuto ieri l'approvazione della Commissione europea. La nuova immunoterapia funziona soprattutto nei pazienti che hanno l'espressione del marcatore pdl1, che sono la maggioranza (circa il 70% di tali casi). Si tratta, affermano gli oncologi, di una svolta decisiva: nello stadio III il tumore non è più limitato al solo polmone, quasi sempre non è operabile ma non ha ancor prodotto metastasi in altri organi. La molecola è la prima a dimostrare un beneficio in sopravvivenza significativo per questi pazienti, potenzialmente guaribili. 

I dati confermano il durvalumab quale "prima immunoterapia che dimostra un beneficio di sopravvivenza globale. L'annuncio di oggi offre nuove speranze ai pazienti in un ambito dove i tassi di sopravvivenza non sono variati per anni ed a cinque anni era storicamente del 15% dopo chemio e radioterapia. Oggi c'è un valido razionale per un nuovo standard di cura", ha affermato Scott J. Antonia dell'Oncology Department al Moffitt Cancer Center in Tampa, Florida, e principale autore dello studio, che è stato condotto in 235 centri in 26 Paesi con il coinvolgimento di 713 pazienti. Secondo Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell'Università di Torino e Presidente dell'International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC), "questi risultati sono estremamente incoraggianti per pazienti che da 15 anni non avevano a disposizione nessuna nuova arma terapeutica, e confermano durvalumab quale prima immunoterapia a dimostrare un beneficio significativo di sopravvivenza globale".

Il nuovo farmaco, ha inoltre rilevato Umberto Ricardi, Direttore del Dipartimento di Oncologia e della Struttura Complessa di Radioterapia della Città della Salute e della Scienza di Torino, "rappresenta un importante progresso nel trattamento di questi pazienti e supporta l'introduzione dell'immunoterapia come nuovo approccio terapeutico in grado di ottimizzare l'efficacia degli attuali standard di trattamento con chemio-radioterapia".

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