Nel 20% dal medico di base, pubblicato il rapporto Omeoimprese
Nel 28% dei casi è il farmacista a consigliare l'uso di farmaci omeopatici e nel 20% è il medico di base, ma il passaparola resta il modo più frequente con cui gli italiani vengono a conoscenza di questi prodotti. Contestata dalla scienza, l'omeopatia continua ad attrarre gli italiani: a farne uso almeno una volta l'anno è il 17% della popolazione, quasi 9 milioni di italiani. Sono i dati dell'ultima ricerca commissionata da Omeoimprese, l'associazione delle aziende farmaceutiche omeopatiche, a EMG-Acqua.
"Il medicinale omeopatico è un farmaco a tutti gli effetti, come definito anche dal Ministero della Salute e da Aifa, e come tale deve essere trattato", spiega Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese.
Donna, del Nord e con un buon livello culturale è l'identikit di chi ricorre maggiormente ai farmaci omeopatici: dall'indagine, che ha coinvolto 2.000 persone, emerge che oltre la metà degli utilizzatori ha un'età compresa tra 35 e 54 anni, nel 69% dei casi è di sesso femminile, nel 51% ha un titolo di studio di scuola superiore, nel 60% dei casi vive al Nord Italia. Chi utilizza la medicina omeopatica lo fa, in particolare per curare riniti e raffreddori (62%), ma in molti vi ricorrono per problemi dell'apparato respiratorio e contro le allergie, per combattere problemi digestivi, emicrania e insonnia.
L'Italia sulla fiducia è al 66%, subito dopo la Francia (73%), ma prima di Spagna (61%), Usa (60%) e Canada (50%)
L’art. 85, comma 2, del citato D.Lgs. 219/2006 precisa che l’etichettatura e il foglio illustrativo dei medicinali omeopatici recano obbligatoriamente la frase “senza indicazioni terapeutiche approvate"
Secondo la Suprema Corte non è minimamente dubitabile la riconducibilità del farmaco omeopatico al concetto di medicinale, stante l’ampia definizione allo scopo fornita dal D.Lgs. n. 219 del 2006
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