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Nati in Cina i primi esseri umani con il Dna modificato

Medicina Interna Redazione DottNet | 26/11/2018 20:06

Ma non c'è alcuna pubblicazione scientifica. I commenti degli esperti italiani. Molte le polemiche

Sono nati in Cina i primi esseri umani con il Dna modificato: due gemelle che potenzialmente saranno in grado di trasmettere la stessa modifica ai loro figli, di generazione in generazione. Un intervento basato su una variante della tecnica che taglia-incolla il Dna, la Crispr, vietato negli Stati Uniti e in gran parte dei Paesi occidentali, così come è fuori dalle regole del metodo scientifico il modo in cui la notizia è stata comunicata: alla stampa prima che con la pubblicazione su una rivista scientifica.

L'esperimento è stato coordinato da Jiankui He (nella foto), direttore del laboratorio della Southern University of Science and Technology di Shenzhen e proprietario di due aziende biotech, che mercoledì dovrebbe intervenire a Hong Kong, nel convegno internazionale sulla tecnica dell'editing genetico. Il comitato organizzatore del convegno, intanto, oggi ha preso le distanze rilevando che ricerche del genere "dovrebbero essere affrontate con cautela" e con "autorizzazioni pubbliche". A far discutere è anche il fatto che, su ammissione degli stessi ricercatori, sia stato impiantato in utero anche un embrione in cui la modifica non era completamente riuscita.

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Tanto che una delle gemelle "sembra essere un patchwork di cellule", a detta dei ricercatori che hanno avuto accesso ad alcuni materiali dell'esperimento. La ricerca è stata condotta a partire da ovociti e spermatozoi prelevati da sette coppie di età compresa fra 22 e 38 anni e nelle quali solo gli uomini erano positivi al virus Hiv, si legge negli unici documenti accessibili, presentati al Registro cinese delle sperimentazioni cliniche e al comitato etico dell'ospedale. Da ovuli e spermatozoi sono stati ottenuti complessivamente 22 embrioni con la fecondazione in vitro.

Di questi, 16 sono stati modificati con la Crispr per silenziare il gene che controlla il recettore chiamato CCR5, che si trova sulla superficie delle cellule immunitarie chiamate linfociti T e che è la porta di ingresso preferita del virus Hiv. Dei 16 embrioni in questione, sicuramente uno non era stato modificato come previsto, ma i ricercatori hanno deciso di impiantarlo comunque. Era uno degli 11 embrioni utilizzati nei sei tentativi di impianto. Alla fine è stata ottenuta una gravidanza, quella delle gemelle.

Tutto suggerisce che la decisione di voler utilizzare comunque un embrione non perfettamente modificato si spieghi perché "l'obiettivo principale dei ricercatori era sperimentare la tecnica di editing del Dna piuttosto che evitare la malattia", come ha osservato il genetista americano George Church, dell'università di Harvard. Jiankui He è però assolutamente sicuro del suo lavoro, tanto da presentarlo al comitato etico come una ricerca dalle ricadute "incalcolabili" e degne del Nobel. "Alla luce della crescente competizione internazionale relativa alle applicazioni della tecnologia dell'editing del Dna", si legge, il risultato "andrà oltre rispetto a quello che nel 2010 ha portato al Nobel la tecnica della fecondazione in vitro".

E' un tono trionfalistico, in linea con la competizione accanita che da anni vede Stati Uniti e Cina rincorrersi nelle applicazioni della Crispr. La terapia dei tumori è stata il primo terreno di battaglia e tutto è cominciato nel 2015, con l'intervento che a Londra ha utilizzato una tecnica simile alla Crispr, chiamata Talen, per combattere una rara forma di leucemia in una bambina. Nel 2016 la Cina si è aggiudicata il primato della prima sperimentazione della Crispr sull'uomo. Nel 2017, mentre gli Usa attendevano l'ok alla sperimentazione, un gruppo cinese preparava tre sperimentazioni sui tumori di vescica, prostata e reni. Ora la competizione si è spostato sul nuovo terreno, minato, della correzione del Dna negli embrioni.

Come funziona la Crispr

Dietro la nascita delle due gemelline cinesi, i primi esseri umani con Dna modificato per renderlo resistente al virus Hiv dell'Aids, c'è la tecnica da Nobel del taglia-incolla il Dna, uno degli strumenti più importanti di cui si è dotata la biologia nell'ultimo mezzo secolo. Si chiama Crispr (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) e permette di riscrivere il codice genetico. Ideata nel 2013 da due donne, Jennifer Doudna, dell'Università di Berkeley, ed Emmanuelle Charpentier, dell'Università di San Francisco, la Crispr è un sistema di 'forbici molecolari' per tagliare il Dna in punti specifici, ispirato a un meccanismo di difesa dei batteri contro i virus.

Permette di cancellare, sostituire e riscrivere intere sequenze geniche usando la proteina batterica Cas9, guidata nel punto esatto da tagliare da una molecola di Rna, parente stretto del Dna. La Crispr non è ancora stata premiata col Nobel, ma ha già ottenuto molti risultati, permettendo di realizzare in laboratorio modelli di malattie umane e di studiare il ruolo di molti geni. Ha, ad esempio, consentito di riscrivere il Dna di due specie di zanzare per 'disarmarle' e impedire loro di diffondere la malaria, e di snidare l'Hiv dai suoi nascondigli.

È stata, inoltre, applicata per riprodurre in provetta alcune malattie dei reni, e per modificare dei maiali in modo che i loro organi potessero essere trapiantati nell'uomo senza rigetto. Non mancano, però, le polemiche legate alla sicurezza di questo strumento di editing genetico. Secondo lo studio Usa pubblicato nel maggio 2017 sulla rivista Nature Methods da una collaborazione tra Columbia University Medical Center, Università di Stanford e dell'Iowa, la Crispr potrebbe provocare centinaia di mutazioni inattese. Le sue enormi potenzialità hanno sollevato perplessità già nell'aprile 2015 quando, sempre in Cina, un gruppo dell'Università Sun Yat-sen l'aveva usata per riscrivere il Dna di embrione.

Dopo una moratoria che i ricercatori di tutto il mondo si erano auto-imposti, un documento approvato a Washington nel dicembre 2015 aveva aperto alla possibilità di modificare il Dna di embrioni umani, ma solo di quelli destinati alla ricerca. Un limite che sarebbe stato superato in queste ore dalla sperimentazione cinese di Jiankui He, qualora fosse confermata, dato che manca ancora la pubblicazione dei risultati su una rivista scientifica.

I commenti dagli esperti italiani

Nessun dato verificabile, nessuna pubblicazione, mancanza di eticità e il rischio di prendere una china pericolosa, dove si lavori per creare un superuomo perfetto. Sono alcune delle perplessità e critiche del mondo scientifico, che si è espresso in maniera contraria sull'annuncio arrivato dalla Cina della nascita dei primi esseri umani con Dna modificato per renderlo resistente al virus Hiv. Secondo il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'università di Roma Tor Vergata, "è il primo caso di miglioramento genetico dell'uomo per avvantaggiare degli individui e creare discriminazioni nella società".

La correzione del Dna sugli embrioni, "per essere moralmente ed eticamente accettabile - continua - deve essere finalizzata in maniera precisa e accurata a guarire la gente, cioè a garantire benessere alla persona e ai suoi discendenti". In questo caso, per l'esperto, "non sono chiare le motivazioni". Inoltre in assenza di una pubblicazione, per gli osservatori del mondo scientifico ci sono troppi punti interrogativi.

"Quello che è stato fatto non è nulla di più di un annuncio, che dunque ha un valore molto limitato. Non sappiamo nulla di reale, potrebbe essere un falso", aggiunge Maurizio Simmaco, docente di Biochimica e biologia molecolare della Sapienza. C'è poi tutto il profilo etico. Kiran Musunuru, genetista dell'Università della Pennsylvania, definisce l'esperimento "inaccettabile", e rileva come si sia voluto esporre "lo stesso a rischi sconosciuti per la salute" la gemella nata da un embrione nel quale la modifica del Dna non era riuscita e comunque trasferito in utero.

Per Eric Topol, che dirige l'Istituto californiano Scripps, l'esperimento "è troppo prematuro. Abbiamo a che fare con le istruzioni di un essere umano, non possiamo manipolarle con superficialità". Senza contare, sottolinea Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell'Università di Pavia, "che bisogna chiarire se la tecnica, se confermata, è accessibile a tutti o solo a chi faccia la fecondazione in vitro e in che termini si può far nascere un individuo sano". Il fatto che l'esperimento permetta di ottenere modifiche del Dna trasmissibili nelle generazioni, aggiunge il genetista Edoardo Boncinelli, "apre la via a quanto che ci aspettavamo da anni. Si profila la possibilità di eliminare i difetti genetici direttamente dal Dna", ma "si affaccia la paura di poter creare mostri o che l'uomo possa 'giocare a fare Dio'.

Anche se, conclude Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'Ospedale Bambino Gesù, "l'uomo nascerà sempre geneticamente imperfetto, pur con mille manipolazioni. L'uomo perfetto non è nelle potenzialità del genoma umano".

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