
Una raccolta sulle pronunce della Suprema Corte in tema di responsabilità professionale medica
Il primo aprile del 2017 è entrata in vigore la nuova legge – la Gelli-Bianco – sulla responsabilità che ha stravolto i criteri di imputazione penale per i casi di cosiddetta “colpa medica”. Una svolta definita da molti epocale che di fatto azzera – anche se non del tutto – la precedente legge Balduzzi fondata sulla distinzione tra la “colpa lieve” a cui contrapponeva la “colpa grave”. In pratica la legge ideata dall’ex ministro del Governo Monti, Renato Balduzzi, distingueva il giusto comportamento del sanitario secondo le regole della scienza medica (quello che il medico avrebbe dovuto fare) e quello che in realtà è stato fatto nel corso dell’assistenza al malato. Per la legge Gelli-Bianco invece non c’è alcuna differenza tra il grado della colpa limitando la “scusabilità dell’errore”, ovvero la non punibilità alla sola ipotesi di errore dovuto a imperizia e solo se il sanitario si sia attenuto alla buona pratica medica secondo le raccomandazioni delle linee guida.
Le sentenze pubblicate nei due Dossier di DottNet si rifanno in gran parte alla legge Gelli-Bianco pur essendo ancora evidenti in alcuni casi gli strascichi della Balduzzi che tuttavia stenta a morire perché ancora non sono stati emessi tutti i decreti attuativi della nuova normativa e non sono state depositate all’Istituto Superiore di Sanità le linee guida relative alle varie patologie. Ciò sta causando un effetto boomerang sulla Gelli-Bianco: dalla sua applicazione si è assistito a un aumento vertiginoso della conflittualità fra medici e strutture sanitarie. Secondo le stime nel 2016 la percentuale complessiva di medici coinvolti in procedimenti giudiziari sia civili che penali, rispetto al numero totale di assicurati, era in calo in termini percentuali, ma nel 2017, i sinistri aperti, e che possono coinvolgere più professionisti per uno stesso evento avverso, sono aumentati dal 2016 del 60%.
Il motivo è evidente: la legge prevede che per essere sollevati da un'eventuale imperizia invocata dal paziente, il medico deve aver seguito le linee guida che però, come dicevamo, devono essere accreditate all'Iss. Da due anni, ovvero dall’entrata in vigore della Gelli-Bianco, ne sono state depositate solo quattro , nonostante le migliaia di malattie. E ciò rende la legge Gelli di fato inapplicabile “perché se un magistrato volesse attingere a una linea guida, ad esempio, sull'infarto non ne troverebbe nessuna", evidenzia Valter Santilli, professore ordinario di Medicina fisica e riabilitativa alla Sapienza di Roma e fisiatra al Policlinico Umberto.
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