Una raccolta sulle pronunce della Suprema Corte in tema di responsabilità professionale medica
Il primo aprile del 2017 è entrata in vigore la nuova legge – la Gelli-Bianco – sulla responsabilità che ha stravolto i criteri di imputazione penale per i casi di cosiddetta “colpa medica”. Una svolta definita da molti epocale che di fatto azzera – anche se non del tutto – la precedente legge Balduzzi fondata sulla distinzione tra la “colpa lieve” a cui contrapponeva la “colpa grave”. In pratica la legge ideata dall’ex ministro del Governo Monti, Renato Balduzzi, distingueva il giusto comportamento del sanitario secondo le regole della scienza medica (quello che il medico avrebbe dovuto fare) e quello che in realtà è stato fatto nel corso dell’assistenza al malato. Per la legge Gelli-Bianco invece non c’è alcuna differenza tra il grado della colpa limitando la “scusabilità dell’errore”, ovvero la non punibilità alla sola ipotesi di errore dovuto a imperizia e solo se il sanitario si sia attenuto alla buona pratica medica secondo le raccomandazioni delle linee guida.
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
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