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Lesioni al midollo, studio sulla rigenerazione tessutale

Neurologia Redazione DottNet | 04/04/2019 10:47

Bloccando l'attività della proteina No-Go si stimola l'ulteriore crescita del sistema nervoso

In Italia ogni giorno 2,4 persone subiscono una lesione del midollo spinale, che porta a gravi deficit locomotori o alla completa paralisi delle gambe. La maggior parte è di origine traumatica (67,5%). A questa si aggiungono le lesioni non traumatiche, infiammatorie e infettive, neoplastiche, vascolari, o ancora le compressioni del midollo (soprattutto a livello cervicale) causate da fenomeni di artrosi della colonna. In occasione della Giornata nazionale della persona con lesione al midollo spinale, Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch presenteranno domani alla Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma i risultati raggiunti con il loro team a Losanna per favorire la riparazione delle lesioni midollari e il recupero della capacità di camminare. Ma anche la struttura italiana è impegnata nella ricerca in questo campo.

Sul fronte della rigenerazione tissutale, infatti, altro importante filone di ricerca in questo settore, Marco Molinari, direttore del Centro Spinale della Fondazione Santa Lucia, avvierà nell' autunno 2019 una nuova sperimentazione all' interno dello studio europeo multicentrico Nisci, coordinato dall' Università di Zurigo, che si prefigge di favorire la rigenerazione dei tessuti neurali del midollo che hanno subito lesione, bloccando l' attività della proteina No-Go. Questa proteina è infatti deputata a impedire l' ulteriore crescita del sistema nervoso, dopo che quest' ultimo ha completato il suo sviluppo naturale. "Il nostro obiettivo - spiega Molinari all' Adnkronos Salute - è utilizzare un nuovo farmaco, un anticorpo, che blocca questa proteina. Un approccio farmacologico, diverso da quello basato sulla neuromodulazione adottato dai colleghi svizzeri", ma che potrà un giorno affiancarlo, per dare nuove risposte ai pazienti con paralisi. 

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La proteina No-Go, spiega ancora l' esperto, "è stata scoperta 20 anni fa e la sua funzione è quella di porre fine alla crescita degli assoni, quando lo sviluppo del cervello è terminato. Dalla corteccia cerebrale, infatti, partono dei 'fili', appunto gli assoni, che arrivano fino al midollo e ci deve essere un segnale che dice loro di smettere di crescere. Uno di questi segnali è la No-Go. Studi su modello animale hanno dimostrato che l' anticorpo che blocca questa proteina, consentendo la ricrescita degli assoni anche danneggiati, con un recupero notevole, sotto molti aspetti. La prima fase dello studio multicentrico Nisci, che ha testato la tolleranza di questi farmaco, è già partito. Noi siamo l' unico centro italiano a partecipare e da settembre-ottobre prevediamo l' arruolamento di 7 pazienti con lesione cervicale entro 28 giorni dal trauma". Secondo Molinari, "la situazione che stiamo vivendo nelle neuroscienze è oggi simile a quella che abbiamo vissuto per il cancro 10 anni fa: sembrava una malattia incurabile, ma con i primi farmaci ci si è resi conto di poter fare sempre di più, e da alcune forme si è arrivati a guarire. Con le lesioni del midollo è la stessa cosa: siamo passati da una visione assistenzialistica, perché eravamo convinti che fosse inutile lavorare su un midollo lesionato, mentre invece ora l' approccio è di curare e abbiamo a disposizione sempre più strumenti, ancora con molti limiti, anche se le nostre conoscenze fanno passi avanti ogni giorno".

Courtine, titolare della Cattedra della International Paraplegic Foundation al Politecnico Federale di Losanna, e Bloch, neurochirurgo del Policlinico Universitario di Losanna, nel 2013 sono riusciti a restituire la capacità di camminare in modelli animali con lesione del midollo spinale. Nel novembre 2018 lo stesso gruppo di ricerca ha pubblicato sulla rivista scientifica 'Nature' i risultati di sperimentazioni condotte su 3 persone con lesione parziale del midollo spinale. Il metodo applicato dai ricercatori di Losanna - stimolazione elettrica epidurale del midollo lombosacrale - ha permesso di registrare significativi miglioramenti delle funzioni danneggiate: pazienti paraplegici, a distanza di 4 anni dalla lesione, sono stati in grado di recuperare parzialmente il controllo dei muscoli delle gambe e di camminare.

In particolare, nello studio clinico condotto da medici e ricercatori presso il Politecnico di Losanna, tre pazienti con lesioni del midollo gravi, anche se non complete, sono riusciti a recuperare la capacità di camminare per brevi tratti con il supporto di deambulatori o bastoni, e di recuperare la funzionalità di alcuni muscoli per muovere le dita dei piedi, le caviglie o le ginocchia. Un risultato che non li restituisce a una condizione normale di deambulazione, ma che era ritenuto impossibile fino a pochi anni fa. La chiave di questo trattamento è un dispositivo impiantato nella colonna vertebrale, grande come una scatola di fiammiferi, che produce stimoli elettrici paragonabili a quelli prodotti dai neuroni, ed è controllato a distanza.

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