
Nuovi studi in Sardegna sul batterio della tubercolosi bovina
Carenza di vitamina D, fumo di sigaretta e infezioni virali come la mononucleosi, sono tre dei più noti fattori ambientali associati alla sclerosi multipla. Accanto a questi, più di recente, è emerso il possibile ruolo dell'obesità pediatrica, mentre le più nuove evidenze, riguardano il batterio della tubercolosi bovina. A fare il punto sui risultati in corso in Sardegna, il congresso scientifico annuale dell'Associazione Italiana Sclerosi Multipla e della sua Fondazione (Fism), che si è aperto oggi a Roma. "Sappiamo che la sclerosi multipla è una malattia multifattoriale. Non esiste una sola causa: sia dal punto di vista ambientale sia genetico, quindi, non possiamo parlare di fattori causali, ma solo di fattori predisponenti", spiega Eleonora Cocco, professore associato e responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell'Asl di Cagliari.
Tra le ultime ricerche in materia, una condotta in Sardegna, ove vi è una delle più alte prevalenze al mondo, particolarmente concentrata in alcuni punti, come la zona del Sulcis-Iglesiente. "Nell'arco di una decina di anni - racconta la ricercatrice - in questa area mineraria vi è stato un aumento da 210 casi di sclerosi multipla su 100 mila abitanti nel 2007 a più di 300 casi su 100 mila abitanti nel 2017". Dalla ricerca in quest'area è emersa una correlazione con il batterio responsabile della paraturbecolosi nelle mucche, un agente infettivo che può essere trasmesso attraverso il latte. "Siamo andati a studiare - spiega Cocco - i meccanismi che potrebbero essere alla base della correlazione con la sclerosi multipla e osservato, per esempio, che sulla superficie del batterio vi sono componenti simili a parti della mielina", la sostanza che avvolge i neuroni e che viene attaccata dalla malattia. I fattori ambientali, conclude, "sono sicuramente importanti, ma è importante ricordare che possono avere un peso diverso a seconda del 'carico genetico' della popolazione e dei singoli individui".
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