Aumenta anche la sopravvivenza. Lo studio CASSIOPEIA di Fase 3 è il più ampio studio sui trapianti mai condotto in pazienti con mieloma multiplo e il più ampio studio con daratuzumab
Aumenta anche la sopravvivenza. Lo studio CASSIOPEIA di Fase 3 è il più ampio studio sui trapianti mai condotto in pazienti con mieloma multiplo e il più ampio studio con daratuzumab
Janssen Pharmaceutical Companies di Johnson & Johnson ha annunciato oggi i risultati dello studio CASSIOPEIA (MMY3006, NCT01134484), di fase 3, svolto dall’Intergroupe Francophone du Myelome (IFM) in collaborazione con Dutch-Belgian Cooperative Trial Group for Hematology Oncology (HOVON) e Janssen Research & Development, LLC. Le evidenze mostrano che daratumumab in aggiunta a bortezomib, talidomide e desametasone (VTd) prima e dopo trapianto autologo di cellule staminali migliora i tassi di risposta e la sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) rispetto a VTd da solo in pazienti con nuova diagnosi mieloma multiplo (Abstract # 8003).
I dati, resi noti per la prima volta in una presentazione orale al Meeting Annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) di Chicago, IL, sono stati pubblicati in simultanea su The Lancet.
Lo studio CASSIOPEIA di fase 3 è uno studio in due parti. I risultati di questa prima parte evidenziano, dopo il consolidamento, un tasso di risposta completa (sCR) sensibilmente superiore nel braccio di trattamento con Daratumumab-VTd (29%) rispetto a VTd da solo (20%) (Odds Ration [OR] = 1,60 ; Intervallo di confidenza al 95% [CI], 1.21-2.12; p <0.0010) (1). Al follow-up mediano di 18.8 mesi è stato osservato un miglioramento nella PFS nel gruppo di pazienti in terapia con daratumumab-VTd rispetto a VTd da solo (HR = 0.47; CI, 0,33-0,67; p <0,0001), mentre la PFS mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due bracci. L'aggiunta di daratumumab a VTd ha consentito il raggiungimento del 93% di PFS a 18 mesi versus l'85% con solo VTd(1).
La combinazione Daratumumab-VTd ha elevato il tasso di risposta parziale molto buona o migliore (rispettivamente 83% vs. 78%) (OR = 1.41; 95% CI, 1,04-1,92; p = 0,0239) e di risposta completa o migliore (rispettivamente 39% vs. 26% (OR = 1,82, IC 95%, 1,40-2,36; p <0di ,0001) rispetto a VTd da solo (1). Daratumumab-VTd ha fatto registrare un tasso più alto di malattia residua minima (MRD) a una soglia di sensibilità di 10-5 rispetto al post-consolidamento VTd (64% vs 44%) (2).
Tra gli eventi avversi di grado 3/4 (TEAEs) più frequenti( ≥10%) in corso di trattamento con daratumumab-VTd e VTd, si sono registrati rispettivamente: neutropenia (28% vs 15%), linfopenia (17% vs 10%), stomatite (13% vs 16%), trombocitopenia (11% vs 7%)(1). Nel braccio in terapia combinata daratumumab-VTd, le reazioni correlate all'infusione hanno riguardato il 35% dei pazienti (1).
"I risultati ottenuti dallo studio ci hanno entusiasmato - ha dichiarato il dott. Patrick Laroche, Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) Ematologia Area terapeutica Lead, Janssen. – ed evidenziano i benefici di daratumumab a vantaggio di pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi eleggibili per il trapianto, che continueremo a seguire anche nella seconda parte dello studio. Questi dati hanno rappresentato la base per la sottomissione dei recenti contributi normativi sia all'Agenzia Europea del Farmaco (EMA) sia alla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, con l’intento di poter ampliare l'indicazione attuale per daratumumab. Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità sanitarie per offrire e rendere disponibile il prima possibile questa nuova opzione di cura, con trattamento combinato ai pazienti che ne potranno beneficiare”.
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In Europa, daratumumab è indicato (3):
• in combinazione con bortezomib, melfalan e prednisone nel trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo di nuova diagnosi che non sono eleggibili per trapianto autologo di cellule staminali;
• in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo recidivante e refrattario, precedentemente sottoposti a terapia che includeva un inibitore del proteasoma e un agente immunomodulatore, e che hanno dimostrato progressione di malattia in corso dell'ultima terapia;
• in combinazione con lenalidomide e desametasone, o bortezomib e desametasone, per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo sottoposti ad almeno una precedente terapia.
Lo Studio CASSIOPEIA (4)
Lo studio randomizzato, in aperto, multicentrico, di Fase 3 è sponsorizzato dal French Intergroupe Francophone du Myelome (IFM) in collaborazione con Dutch-Belgian Cooperative Trial Group for Hematology Oncology (HOVON) e Janssen Research & Development, LLC. Lo studio ha incluso 1.085 pazienti con mieloma multiplo sintomatico di nuova diagnosi, precedentemente non trattato, eleggibili per chemioterapia ad alte dosi e trapianto di cellule staminali. Nella prima parte dello studio, i pazienti sono stati randomizzati per ricevere una terapia di induzione con VTd da solo o in associazione con daratumumab, terapia ad alte dosi e ASCT e una terapia di consolidamento con VTd da solo o in combinazione con daratumumab. L'endpoint primario in questa prima parte dello studio è stato valutare la proporzione di pazienti che hanno raggiunto un sCR, 100 giorni dopo il trapianto. Nella seconda parte dello studio, in corso, i pazienti che hanno mostrato nella prima parte della ricerca una risposta parziale o migliorata, verranno arruolati in una seconda randomizzazione per ricevere un trattamento di mantenimento con daratumumab 16 mg/kg ogni otto settimane per un massimo di due anni o restare in controllo senza l’assunzione di alcun ulteriore trattamento L'endpoint primario in questa parte dello studio riguarda la PFS.
Daratumumab
Daratumumab è un CD38, ovvero una proteina-target, di prima classe(5), di origine biologia altamente espressa sulla superficie delle cellule di mieloma multiplo, indipendentemente dallo stadio della malattia (6). Si ritiene che Daratumumab sia in grado di indurre la morte delle cellule tumorali grazie a molteplici meccanismi d'azione immuno-mediati tra cui la citotossicità complemento-dipendente (CDC), la citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente (ADCC), la fagocitosi cellulare anticorpo-dipendente (ADCP), ma anche l’apoptosi dove la morte cellulare avviene dopo una serie di passaggi molecolari (3). Inoltre, un insieme di cellule soppressorie mieloidi derivate (CD38 + MDSC), le cellule T regolatorie CD38 + (Tregs) e CD38 + B (Bregs) hanno subito un decremento grazie all’azione di daratumumab (3). La molecola è in valutazione all’interno di un programma di sviluppo clinico che analizza i diversi possibili approcci nel trattamento del mieloma multiplo, sia di prima linea sia per le recidive (4, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13). Sono in corso studi ulteriori per valutare il suo potenziale di efficacia in altre malattie ematologiche maligne e pre-maligne in cui è espresso CD38, come il mieloma smoldering (14, 15).
In agosto 2012, Janssen Biotech, Inc. e Genmab A/S hanno firmato un accordo mondiale che ha dato a Janssen licenza esclusiva per lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di daratumumab (18).
Il mieloma multiplo
Il mieloma multiplo (MM) è un tumore del sangue incurabile con esordio nel midollo osseo, caratterizzato da un'eccessiva proliferazione delle cellule plasmatiche (17). In Europa, più di 48.200 persone hanno ricevuto una diagnosi di MM nel 2018 e oltre 30.800 pazienti sono morti (18). Circa il 40% dei pazienti con MM non sopravvive a cinque anni dalla diagnosi (19).
Sebbene la terapia possa indurre la remissione di malattia, le percentuali di pazienti che sviluppano una recidiva sono molto alte perché, ad oggi, non esiste una cura (20). Il MM si definisce refrattario quando la malattia progredisce entro 60 giorni dall'ultima terapia (21,22), mentre è recidivato quando la malattia si ripresenta dopo un periodo di remissione iniziale, parziale o completa (23). In alcuni casi il MM non dà sintomi, ma nella maggior parte dei pazienti la malattia viene diagnosticata per la presenza di sintomi che possono includere problemi alle ossa, globuli rossi bassi, aumento del calcio, problemi ai reni o infezioni (24). I pazienti che recidivano dopo il trattamento con terapie standard, compresi gli inibitori del proteasoma e gli agenti immunomodulatori, hanno prognosi infausta e poche opzioni di trattamento successive (25).
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