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Gli spot sugli errori medici sono un danno per l'Ssn e i pazienti

Professione Redazione DottNet | 21/06/2019 16:40

Sono oltre 35.000 le azioni legali intraprese ogni anno da pazienti che denunciano presunti casi di malasanità

Medici sempre più aggrediti e sempre più costretti a difendersi da chi una volta si affidava totalmente alle loro mani: sono oltre 35.000 le azioni legali intraprese ogni anno da pazienti che denunciano presunti casi di malasanità. E i procedimenti legali, nonostante i processi si risolvono in un nulla di fatto nel 95% dei casi penali e nel 90% di quelli civili, sono in costante aumento. Un fenomeno probabilmente legato all' impatto mediatico dei casi di 'malasanità', ma anche alla diffusa pubblicità di organizzazioni legali interessate al 'business' del contenzioso, al centro del convegno promosso dal Collegio italiano dei chirurghi (Cic) oggi a Roma. All' evento 'Malpractice, informazione, pubblicità ingannevole e suggestiva: un danno per il Ssn' hanno partecipato i rappresentanti delle Società scientifiche italiane della chirurgia insieme ad esponenti del mondo della magistratura, dell' avvocatura e delle istituzioni. "Lo smisurato numero delle denunce e le aggressioni fisiche agli operatori in costante e spaventoso aumento - afferma Filippo La Torre, presidente del Cic - stanno fortemente demotivando tutte le specialità professionali, in particolare i chirurghi e gli addetti al pronto soccorso, creando dei vuoti di vocazione in questi specifici settori con evidente pericolo per la tenuta del sistema, per la sua qualità e per la sua riconosciuta ed elevata eccellenza. Un danno enorme per il Ssn e, di conseguenza, per tutti i cittadini", conclude.

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"L' errore in campo medico esiste, come in qualunque settore - premette - ma la specificità della situazione lo rende sempre gravido di conseguenze. Non bisogna, però, confondere l' errore con le 'prevedibili, ma non sempre prevenibili' complicanze. Bisogna fare il possibile per evitarlo con meccanismi tanto severi quanto sicuri, riducendolo al minimo e, nel contempo, assicurare all' utente il giusto risarcimento di un eventuale danno subito". Occorre, quindi, ridurre il contenzioso. "Gli operatori sanitari e le organizzazioni aziendali si sono dotate di sistemi di maggiore efficienza e controllo del 'rischio' per diminuire 'l' errore' in sanità, come dettato dalla legge, ma il numero di contenziosi è in progressivo aumento - prosegue - Un aumento che forse deve essere riferito allo sforzo di agenzie, studi legali e associazioni attraverso una pubblicità delle denunce di malpractice, da noi definita ingannevole e suggestiva? Per me la risposta è sì, in quanto, a fronte dell' incipit 'nessun costo a carico dell' attore', dimostra la volontà di andare incontro a un evidente business. Tutto questo, per inciso, sembra inquadrare il Ssn come elemento fonte di atteggiamenti criminosi", sottolinea.Per La Torre, "se le aziende sanitarie e gli operatori dovranno continuare a dare quotidiano riscontro a questa offensiva e progressiva aggressione ne risentirà chiaramente la qualità del sistema, con conseguente danno per gli utenti e un inevitabile circolo vizioso con un progressivo svilimento e fallimento del Ssn nel suo complesso, come quando scatta inevitabile, da parte di alcuni operatori sanitari, il meccanismo di difesa conosciuto appunto come 'medicina difensiva', vale a dire una richiesta di un numero eccessivo di esami e accertamenti, con un costo quantificato in più di 11 miliardi di euro, quasi un miliardo al mese".

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