Lello: i dati sono desunti da studi osservazionali, che come è noto, sono gravati da imprecisioni
Un allarme "eccessivo" con dati falsati dal fatto che sono state analizzate terapie ormonali 'vecchie', "non più di prima scelta da vari anni, per cui non rappresentative delle attuali terapie ormonali sostitutive (TOS)". E' secco il commento di Stefano Lello, Segretario della Società Italiana di Ginecologia della Terza età (Sigite), alla diffusione dello studio pubblicato sulla rivista The Lancet secondo cui sarebbe stato registrato un aumento del rischio di cancro mammario in seguito all'uso in donne in menopausa di pillole a base di estrogeni e progestinici e di soli estrogeni.
Non solo: i dati sono desunti, afferma Lello, soprattutto da studi osservazionali, che come è noto, sono gravati da imprecisioni. Come ribadito dalle Linee Guida delle Società Scientifiche che operano nel campo della Menopausa a livello nazionale ed internazionale, la TOS iniziata entro 10 anni dall'ultima mestruazione o prima dei 60 anni di età, presenta un rapporto benefici/rischi favorevole. "La prescrizione di queste terapie - ribadisce l'esperto - è personalizzata, vale a dire che sono scelte, in termini di composizione farmacologica e di inizio e durata di utilizzo, in base al profilo della singola paziente". Infine non bisogna scordare, dimenticare conclude Lello, il problema della "menopausa precoce, cioè prima dei 45 anni, che è un importante fattore di rischio cardio-vascolare, di osteoporosi e relative fratture correlate e di possibile sviluppo di problemi a livello del sistema nervoso centrale che possono generare tra gli altri disturbi cognitivi. In questi casi l'uso della TOS viene fortemente raccomandato in tutte le Linee Guida nazionali ed internazionali, almeno fino al momento dell'età media di insorgenza della menopausa nella popolazione generale, cioè i 51 anni".
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