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Bastano piccoli urti per danneggiare le difese del cervello

Neurologia Redazione DottNet | 27/09/2019 09:01

Da rugby alle arti marziali, studio sugli sport ad alto rischio

Bastano una piccola caduta, o un impatto durante l'attività sportiva che apparentemente non causano danni, a far male comunque alla barriera di protezione del cervello. Lo indica la ricerca su alcuni atleti "ad alto rischio", come coloro che praticano le armi marziali e i giocatori di rugby, condotta da Ben-Gurion University del Negev, Stanford University e Trinity College di Dublino e pubblicata sul Journal of Neurotrauma. Per la prima volta, spiegano gli studiosi, sono stati rilevati danni alla barriera emato-encefalica, che protegge il cervello dagli agenti patogeni e dalle tossine, causate da lievi traumi al cervello.

Mentre alla Tac e alla risonanza magnetica si può notare un trauma cranico moderato e grave "è molto più difficile", dice Alon Friedman, neuroscienziato che ha condotto l'analisi "diagnosticare e trattare lievi lesioni cerebrali".

Lo studio mostra che anche un lieve impatto durante le arti marziali agonistiche o nel rugby giocato dagli adolescenti può invece far male comunque. "La teoria oggi è che è la superficie esterna del cervello viene danneggiata da una commozione cerebrale perché, durante un impatto, il cervello rimbalza sulle superfici del cranio come una gelatina - prosegue Friedman - Tuttavia, ora possiamo vedere che gli effetti del trauma sono molto più profondi nel cervello e che l'attuale modello di commozione cerebrale è troppo semplicistico".

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fonte: Journal of Neurotrauma

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