Lo spiega il secondo rapporto APMARR-WeResearch "Vivere con una malattia reumatica"
Sette persone su 10 affette da patologie reumatologiche sono costrette a lunghe liste d'attesa prima di poter fare una visita o un esame specialistico in una struttura pubblica. E il numero sale a 9 su 10 al Sud. A far luce sulle difficoltà di accesso alle cure per questi pazienti sono i dati del secondo rapporto APMARR-WeResearch "Vivere con una malattia reumatica", presentato alla Biblioteca del Senato, in vista della Giornata mondiale delle malattie reumatiche che si celebra il 12 ottobre. Dall'artrite reumatoide al lupus eritematoso sono oltre 150 le patologie reumatiche, e le loro conseguenze possono essere molto invalidanti. Realizzato dall'Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR) l'indagine ha visto coinvolte oltre 1020 persone.
"Il 77% delle persone - spiega Antonella Celano, presidente di APMARR - sono costrette ad aspettare tempi eccessivamente o abbastanza lunghi prima di poter fare una visita o un esame specialistico nel pubblico". Il problema è particolarmente grave nel centro-sud, dove la percentuale di chi attende abbastanza o troppo è del 90,6%. Ciò costringe le persone a doversi rivolgere a strutture private o a strutture lontane dal luogo di residenza, con conseguente aggravio di costi e aumento delle migrazioni sanitarie. La ragione alla base dei lunghi tempi di attesa è la scarsa diffusione sul territorio dei Centri di Reumatologia. "Nel 69% dei casi - conclude Celano - questi sono completamente assenti o presenti in numero insufficiente, in questo modo ci saranno maggiori difficoltà per i pazienti nel trovare uno specialista reumatologo", problema denunciato da 4 intervistati su 10.
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