Bocciato anche il federalismo in sanità che "potrebbe creare ed amplificare una diseguaglianza nelle cure, che peraltro è già presente, tra le varie regioni italiane"
"No al federalismo in sanità e no all'equiparazione dei medici in formazione agli specialisti". E' la posizione espressa dal Collegio Italiano dei Chirurghi (Cic) e dalla Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi (Spigc) in occasione del workshop svoltosi a Roma presso l'Università La Sapienza. A proposito del federalismo regionale differenziato, i chirurghi hanno sostenuto che il federalismo in sanità "potrebbe creare ed amplificare una diseguaglianza nelle cure, che peraltro è già presente, tra le varie regioni italiane. Questo potrebbe inoltre avere un impatto negativo anche sull'offerta formativa per i medici in formazione specialistica, con un sempre maggiore flusso migratorio verso regioni virtuose o paesi stranieri: si auspica pertanto che il governo mantenga e promuova l'unità del nostro Servizio Sanitario Nazionale - affermano i chirurghi - che ad oggi, grazie anche all'universalismo delle cure, rimane tra i più virtuosi".
Tra le proposte avanzate, si ritiene fondamentale una sempre maggiore integrazione tra le università e le strutture ospedaliere sul territorio. Il Miur, rilevano inoltre i chirurghi, "dovrebbe anche garantire un'uniformità dell'offerta formativa su tutto il territorio nazionale". Per quanto riguarda invece le proposte di legge in merito all'assunzione di medici in formazione, Spigc e Cic si dicono "assolutamente in disaccordo con le proposte avanzate dal governo, in quanto un medico in formazione non può essere equiparato ad uno specialista e le carenze d'organico non possono essere risolte sostituendo personale specializzato con medici che devono ancora terminare il percorso formativo".
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