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Le alternative alle sigarette riducono il monossido di carbonio nel sangue

Pneumologia Redazione DottNet | 08/11/2019 17:24

Lo afferma uno studio italiano pubblicato dall'International Journal of Environmental Research and Public Health

Il passaggio a sigarette elettroniche o a prodotti a tabacco riscaldato, riduce circa dell'80% l'esposizione dell'organismo al monossido di carbonio (CO) rispetto a quanto accade fumando sigarette tradizionali. Lo afferma uno studio italiano pubblicato dall'International Journal of Environmental Research and Public Health presentato oggi durante il convegno Romacuore.

Per lo studio sono stati reclutati 40 fumatori, che sono passati alle e-cig o ai dispositivi a tabacco riscaldato per sei mesi. Al termine dell'osservazione, ha spiegato Fabio Beatrice, Direttore del Dipartimento di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Maxillo Facciale e Responsabile del Centro Anti Fumo dell'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, i fumatori, che erano riusciti a passare in via esclusiva ai nuovi dispositivi elettronici alternativi alle sigarette, presentavano livelli di monossido di carbonio analoghi a chi aveva smesso di fumare.

    "Se non si riesce a smettere, la riduzione del rischio dà vantaggi immediatamente percepibili - commenta -. Non esiste un fumo sicuro, e la scelta migliore rimane smettere del tutto, ma la riduzione delle sostanze inalate è clinicamente utile". Il risultato, ha aggiunto durante la sessione del congresso dedicata al tema il cardiologo dell'università Sapienza di Roma Giuseppe Biondi Zoccai, conferma quello di altri studi.

"Il consiglio è sempre di far smettere - ha sottolineato l'esperto - ma alcuni soggetti potrebbero avere dei vantaggi se indirizzati verso i prodotti alternativi, soprattutto se si sceglie quello più adatto alla singola persona". Anche le istituzioni, ha commentato Valerio Pecchioli Responsabile Scientifico del Congresso, dovrebbero iniziare a considerare le alternative al fumo tradizionale: "Servirebbe un approccio pragmatico, magari con un incentivo pubblico almeno all'inizio della transizione".

fonte: Journal of Environmental Research and Public Health

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