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Allarme Aids: 7-8 nuovi casi al giorno in Italia

Infettivologia Redazione DottNet | 12/11/2019 11:34

Rezza: "Contagio soprattutto tra i giovani, va rilanciata la prevenzione"

"Si registrano 7-8 nuove infezioni al giorno in Italia, però di Aids e Hiv non si parla praticamente più e non è un caso che la maggior parte dei nuovi casi si registrino nella popolazione dei giovanissimi, studenti delle scuole superiori, o appena più grandi". E' l'allarme lanciato oggi dall'infettivologo, Francesco Menichetti, direttore Unità operativa malattie infettive dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa a margine del 14/o corso avanzato di terapia antibiotica che si svolge da oggi al 13 novembre a Pisa e che dedicherà un focus proprio all'Hiv e all'Epatite.

  "Si tratta di numeri riportati anche dal Corriere della Sera - ha aggiunto il medico - citando le statistiche dell'accreditata Società italiana di malattie infettive e tropicali e che ci sono stati confermati anche dall'epidemiologo e dirigente di ricerca dell'Istituto superiore della sanità, Giovanni Rezza, ospite al nostro convegno odierno.

Dati che dimostrano insomma come in Italia ci sia una sostanziale assenza di memoria storica rispetto agli effetti del virus. Quindi è assolutamente necessaria e urgente il rilancio di un'adeguata educazione sanitaria". Anche perché "Rezza ci ha detto che i 2700-3 mila nuovi casi di infezioni l'anno, appena inferiori rispetto agli anni precedenti quando erano mediamente 3500, interessano in larga misura la popolazione giovanile". Parliamo di ragazzi, ha precisato Menichetti, che "appartengono alla fascia d'età post adolescenziale o tra i 20 e i 25 anni e che, in questi ultimi casi, sono per lo più persone omosessuali".   Numeri che danno "un serbatoio di 125-130 mila casi di persone infette in Italia che non può essere sottovalutato: perché se è vero che la terapia ha fatto progressi è altrettanto vero che di Aids ancora si muore e comunque chi ha l'Hiv non vive bene".

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Ciò che serve, ha spiegato Menichetti, è "una rinnovata presa di coscienza anche da parte della politica in una materia che investe in modo così importante la saluta pubblica: bisogna rilanciare una comunicazione efficace sulla prevenzione per dire che si tratta di una malattia sessualmente trasmessa e che quindi sono decisive le precauzioni per chi pratica la promiscuità". "Qualche anno fa - ha concluso - era molto chiara la pubblicità che disegnava l'individuo circondato di viola per segnalare i rischi della trasmissibilità dell'infezione, forse non del tutto politicamente corretta ma sicuramente efficace per dire anche a chi aveva meno strumenti di conoscenza i rischi che si corrono a praticare determinate condotte sessuali poco prudenti".

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