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Un uso eccessivo di antibiotici può predisporre al Parkinson

Neurologia Redazione DottNet | 25/11/2019 15:11

A causa dell'effetto distruttivo di tali farmaci sulla flora intestinale

Un'eccessiva esposizione agli antibiotici, in particolare quelli ad ampio spettro, quelli contro batteri anaerobici e funghi, presi per bocca, può predisporre ad un maggior rischio di ammalarsi di Parkinson fino a 10-15 anni dopo. E questo per l'effetto distruttivo di tali farmaci sulla flora intestinale. Lo ha scoperto uno studio dell'ospedale universitario di Helsinki in Finlandia, pubblicato sulla rivista Movement Disorder.

Nello studio sono stati analizzati i dati sul consumo di antibiotici, tra il 1998 e 2014, di circa 14.000 malati di Parkinson e poi confrontati con quelli di altre 40.

000 persone sane. In particolare si è osservato il consumo di antibiotici tra 1 e 5 anni, 5-10 anni e 10-15 anni prima della diagnosi. "Il legame tra antibiotici e Parkinson si incastra perfettamente con l'attuale ipotesi che in una buona parte di pazienti questa malattia abbia origine dall'intestino, forse per i cambiamenti prodotti sui suoi microorganismi, anni prima della comparsa dei sintomi tipici", commenta Filip Scheperjans, coordinatore dello studio. La composizione batterica dell'intestino di questi malati è infatti anormale, anche se la causa non è chiara.

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"I nostri risultati suggeriscono che alcuni antibiotici usati comunemente possano essere un fattore predisponente", continua. Nell'intestino infatti iniziano a osservarsi i cambiamenti patologici tipici del Parkinson già 20 anni prima della diagnosi. Costipazione, sindrome dell'intestino irritabile e malattie intestinali infiammatorie sono associate ad un maggior rischio di ammalarsi di questa patologia. Gli antibiotici cambiano il microbioma intestinale e il loro uso è associato anche ad altre malattie, come il morbo di Crohn e disturbi psichiatrici. "Questa scoperta può avere implicazioni in futuro sul modo in cui si prescriveranno gli antibiotici - conclude Scheperjans - Oltre al problema dei batteri resistenti, andranno tenuti in conto anche i potenziali effetti di lunga durata sul microbioma intestinale e lo sviluppo di determinate malattie".

fonte: Movement Disorder

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