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La lingua influenza il modo in cui si manifestano l'Alzheimer e le demenze

Neurologia Redazione DottNet | 16/01/2020 18:51

Frasi più corte per gli italiani, difficoltà di pronuncia per gli inglesi

E' il linguaggio una delle prime funzioni in cui iniziano a manifestarsi, con largo anticipo, i cedimenti che diventeranno poi evidenti con l'Alzheimer e gli altri tipi di demenza. Difficoltà che però cambiano a seconda della lingua d'origine: chi è di madrelingua inglese ha più difficoltà a pronunciare le parole, mentre chi è di lingua italiana usa frasi più semplici. Una differenza di non poco conto, che potrebbe non essere colta al momento di fare la diagnosi, visto che la maggior parte degli studi e casistica vengono fatti su persone di lingua inglese.

Quella che all'inizio era un'ipotesi è stata poi confermata da un gruppo di ricercatori internazionali, coordinati dalla neurologa italiana Maria Luisa Gorno Tempini, dell'università della California, cui ha collaborato un gruppo dell'ospedale San Raffaele di Milano. Nello studio, pubblicato sulla rivista Neurology, i ricercatori spiegano di aver lavorato parallelamente su un gruppo di 20 pazienti di lingua inglese e 18 di lingua italiana, tutti con una forma di afasia progressiva primaria. "E' un disturbo del linguaggio che si manifesta in tre diverse varianti, e compare nei malati quando sono ancora completamente autosufficienti, di solito prima dei 65 anni. Solo in un secondo momento si sviluppano i disturbi cognitivi e poi la demenza", precisa Elisa Canu, neuropsicologa del San Raffaele. Si manifesta con l'incapacità di pronunciare alcune parole, suoni, o capire il significato delle parole. "Avevamo notato che c'erano effetti diversi nel linguaggio di pazienti di lingua inglese e italiana con lo stesso tipo di diagnosi. Da qui l'idea di fare uno studio su quest'ipotesi, che i test e gli esami hanno poi confermato", continua. A tutti hanno chiesto di descrivere un'immagine che gli veniva mostrata.  Si è visto così che i madrelingua inglesi hanno più difficoltà di pronuncia, mentre gli italiani compongono frasi grammaticalmente più semplici, con meno parole ma senza distorsioni fonetiche.

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"I gruppi di consonanti, così comuni in inglese, sono difficili da pronunciare per un sistema di parola in fase degenerativa - aggiunge Gorno-Tempini - L'italiano invece è più facile da pronunciare, ma ha una grammatica molto più complessa". Il prossimo passo sarà ripetere lo stesso tipo di studio su un campione di pazienti più vasto, e verificare se lo stesso tipo di problema si propone per tutte le varianti di afasia e anche con lingue diverse, come il cinese e l'arabo. "In futuro - conclude Canu - bisognerà considerare la lingua e la cultura di appartenenza per evitare degli errori diagnostici".

fonte:  Neurology

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