Il trattamento coinvolge gli esosomi ed è poco invasivo. Può influenzare la riparazione dei danni che seguono un ictus grave
Dopo un quarto di secolo potrebbe andare in pensione l'unico farmaco tuttora approvato per curare l'ictus. In una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Translational Stroke Research, infatti, gli studiosi dell'Università della Georgia hanno dimostrato il funzionamento di una nuova terapia contro gli effetti della patologia. Nei maiali (animali con lo stesso schema di neurodegenerazione dell'uomo) è stato notato infatti un pieno recupero. I ricercatori hanno analizzato gli effetti derivati dallo spostamento della linea mediana (la valle tra la parte sinistra e la destra dell'encefalo), per individuare un trattamento che coinvolge gli esosomi e che è minimamente invasivo e può influenzare la riparazione dei danni che seguono un ictus grave.
Gli esosomi sono delle vescicole, potenti mediatori della comunicazione cellula-cellula e possono cambiare il comportamento delle cellule vicine. I dati della ricerca hanno mostrato che le cellule cerebrali non trattate vicino al sito della lesione da ictus sono rapidamente morte per mancanza di ossigeno e hanno sviluppato segnali di danno attraverso la rete cerebrale, potenzialmente compromettendo milioni di cellule sane. Nelle aree del cervello trattate con esosomi che erano state somministrate per via endovenosa, invece, queste cellule sono state in grado di penetrare nel cervello e interrompere il processo di morte cellulare.
fonte: Translational Stroke Research
Nuove terapie all’orizzonte potrebbero cambiare il paradigma della malattia, ma ritardi diagnostici e rallentamenti nell’accesso alle cure rischiano di creare profonde disparità per i pazienti europe
Pubblicato il “position paper” ufficiale della International Parkinson and Movement Disorder Society (MDS)
Nei pazienti con ictus ischemico acuto non cardioembolico sottoposti a trombolisi entro 4,5 ore dall'esordio, il tirofiban somministrato precocemente ha aumentato la probabilità di un esito funzionale eccellente
L’obiettivo è tutelare la dignità e l’autonomia delle persone affette da gravi malattie neurologiche che richiedono il suicidio medicalmente assistito
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti