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Milano, è guerra alle sigarette: stop all'aperto

Sanità pubblica Redazione DottNet | 20/01/2020 14:08

Quindici anni di legge Sirchia, un milione di fumatori in meno

Non solo il traffico o il riscaldamento delle caldaie: a causare smog e inquinamento atmosferico contribuiscono tanti piccoli gesti della vita quotidiana, tra cui il fumo di sigaretta. Ecco perché Giuseppe Sala, sindaco di Milano, città nel cuore di una delle zone più inquinate d'Europa, pensa anche al divieto di fumare all'aria aperta come una delle possibili misure anti-smog.   Il sindaco ne ha parlato ad un incontro con i cittadini di Milano nei quartieri, annunciando che la "visione" e l'idea della sua Giunta è quella di "non permettere più, entro il 2030, di fumare all'aperto" e "da subito o a breve" di vietarlo "alle fermate dell'autobus" e nei luoghi in cui i cittadini si trovano ad attendere "in coda per i nostri servizi".

La proposta, contenuta all'interno del regolamento Aria-Clima che arriverà nelle prossime settimane in Consiglio comunale a Palazzo Marino, dovrà essere ovviamente approvata dall'Aula e una volta ricevuto il via libera potrebbe entrare in vigore attraverso un'ordinanza. Il piano Aria-Clima, ha spiegato Sala, "conterrà regole su tanti aspetti, perché il vero rischio è che si riduca" la questione ambientale "solo al traffico e riscaldamento, ma c'è altro. Analisi che abbiamo condotto confermano" che sullo smog "incidono anche il fumo, i forni delle pizzerie a legna e i fuochi d'artificio". Per il sindaco, quella che riguarda l'inquinamento dell'aria e lo smog è "una delle questioni più frustranti, perché so che un problema che si è creato in 100 anni non si risolve in 100 giorni".

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"Questo regolamento cercherà di stabilire formule e obblighi affinché tutti facciano la loro parte", ha detto Sala.  Divieti simili esistono già in diversi stati del mondo: in Svezia, ad esempio, è vietato fumare nei parchi, seduti ai tavoli esterni di bar e ristoranti e alle fermate dei tram, così come non ci si può accendere una sigaretta in attesa del bus neanche in Polonia o in Germania, mentre negli Stati Uniti è vietato fumare nei parchi di New York, così come sulle spiagge o tra le strade della California. Tra casi più eclatanti c'è quello di Halifax, città canadese di quasi 400mila abitanti, in cui si può fumare all'aperto solo in un centinaio di 'spot' prestabiliti. L'idea del sindaco di Milano è piaciuta all'ex ministro Girolamo Sirchia, padre delle norme anti-fumo in Italia, che l'ha definita "una buona e importante iniziativa", oltre che al Pd lombardo secondo cui è un'idea "giusta e utile".

Polemiche invece da parte della Lega: per il capogruppo a Palazzo Marino e deputato del Carroccio Alessandro Morelli, la proposta di Sala è solo una "arma di distrazione di massa. Gli annunci non bastano per fare del bene ad una città in cui l'amministrazione ha cannato tutte le politiche ecologiche. - Non basterà spegnere le sigarette in strada affinché l'aria di Milano diventi pulita, forse bisognerebbe cambiare sindaco".

La legge Sirchia

Con il divieto del fumo nei locali pubblici chiusi, il 10 gennaio 2005, entrava in vigore la cosiddetta Legge Sirchia, dal nome del ministro della Salute che la propose. Da allora a oggi "i fumatori in Italia sono diminuiti di circa un milione" ed è "cresciuta la consapevolezza rispetto ai danni dell'uso del tabacco" come mostrano le richieste di aiuto al Telefono Verde che, in questi 15 anni si sono quintuplicate. A fare il punto della strada percorsa è l'Istituto Superiore di Sanità. Tra i principali effetti ottenuti dalla legge antifumo nel corso degli anni, vi è sicuramente quello di aver sensibilizzato la popolazione nei confronti dei danni provocati dal fumo passivo.

Nel 2006, ad un anno dall'entrata in vigore della nuova legge, l'88,2% degli intervistati nell'indagine dell'Iss dichiarava che il divieto di fumo nei locali pubblici veniva sostanzialmente rispettato.  Oggi, il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è diventato un comportamento adottato in tutta Italia: secondo i dati Passi relativi al 2018, infatti, è totalmente rispettato in circa il 73% dei casi. A questo provvedimento cardine ne sono seguiti altri, tra cui, nel 2016, il recepimento della direttiva europea che ha introdotto il divieto di fumo in macchina in presenza di bambini e donne incinta, nei giardini degli ospedali, così come i nuovi pacchetti con le immagini e il testo che coprono il 65% della superficie per avvisare dei rischi collegati al fumo.

Un percorso, grazie al quale, come rilevato dall'ultima indagine condotta dall'Iss, i tabagisti sono passati da 12.570.000 del 2005 a 11.600.000 fumatori nel 2019. Mentre il numero delle telefonate dei cittadini che chiedevano aiuto per smettere di fumare al telefono verde Fumo dell'Iss 800.554.088 è aumentato sistematicamente passando dai 2.600 contatti annui nel 2005 a 11.100 nel 2019.

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