Canali Minisiti ECM

Alzheimer, la molecola ''aggregatina' ha un ruolo nella malattia

Neurologia Redazione DottNet | 23/01/2020 13:40

E' localizzata nel cuore delle placche tossiche cervello: ne favorisce l'accumulo

Scoperto un nuovo attore con un ruolo nella malattia di Alzheimer probabilmente non secondario: si tratta di una proteina battezzata 'aggregatina', che potrebbe rappresentare un nuovo e importante bersaglio nella lotta a quella che è la forma più diffusa di demenza. Secondo uno studio americano condotto presso la Case Western Reserve University, a Cleveland, l'aggregatina si localizza nel cuore delle placche di sostanza tossica beta-amiloide tipiche del cervello dei pazienti, come il tuorlo di un uovo all'interno del bianco. La scoperta si deve a Wang Xiaofeng, e potrebbe avere implicazioni terapeutiche importanti, infatti gli scienziati hanno visto che l'aggregatina favorisce la formazione delle placche di beta-amiloide e quindi l'infiammazione neurale e il declino delle funzioni cognitive.

pubblicità

Gli scienziati hanno anche visto che bloccando la produzione di aggregatina, si formano meno placche e quindi si ha minore infiammazione e minore declino cognitivo.  Lo studio ha preso le mosse da una complessa analisi genetica: oltre un milione di varianti geniche ('mutazioni') sono state confrontate con tantissime immagini di risonanza magnetica di pazienti con Alzheimer e soggetti sani di controllo. Nel Dna di pazienti in questa maniera è stato isolato il gene 'FAM222', che si associa a presenza di atrofia cerebrale e a presenza di placche di beta-amiloide nel cervello. Il gene produce appunto l'aggregatina. In esperimenti su animali nel cui Dna è stato inserito il gene, nel loro cervello si formano tante placche di beta-amiloide. Viceversa rimuovendo il gene, la formazione di placche si riduce.  Secondo gli esperti l'aggregatina rappresenta un ottimo bersaglio farmacologico da testare in futuri studi.

Commenti

I Correlati

In Italia, 1 minore su 5 è affetto da un disturbo neuropsichiatrico, circa 2 milioni di bambini e ragazzi, con importanti conseguenze sulla salute mentale

Ricercatori dell’Università di Bari, L’Aquila e Pavia ha valutato in due studi distinti l’efficacia di una sofisticata tecnica di “neuromodulazione non invasiva” in emicranici in cui le molecole più recenti avevano fallito

La SIN promuove la Famiglia al centro della cura dei Neonati in Terapia Intensiva Neonatale, per ridurre gli effetti negativi delle procedure dolorose. Al via il XXXI Congresso Nazionale SIN a Montesilvano

Lo studio, coordinato da Sapienza Università di Roma e publicato sulla rivista Alzheimer's & Dementia, svela un dialogo tra due meccanismi della regolazione genica aprendo la strada alla possibilità

Ti potrebbero interessare

Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata

Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori

Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione

All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti

Ultime News

Più letti