E' localizzata nel cuore delle placche tossiche cervello: ne favorisce l'accumulo
Scoperto un nuovo attore con un ruolo nella malattia di Alzheimer probabilmente non secondario: si tratta di una proteina battezzata 'aggregatina', che potrebbe rappresentare un nuovo e importante bersaglio nella lotta a quella che è la forma più diffusa di demenza. Secondo uno studio americano condotto presso la Case Western Reserve University, a Cleveland, l'aggregatina si localizza nel cuore delle placche di sostanza tossica beta-amiloide tipiche del cervello dei pazienti, come il tuorlo di un uovo all'interno del bianco. La scoperta si deve a Wang Xiaofeng, e potrebbe avere implicazioni terapeutiche importanti, infatti gli scienziati hanno visto che l'aggregatina favorisce la formazione delle placche di beta-amiloide e quindi l'infiammazione neurale e il declino delle funzioni cognitive.
Gli scienziati hanno anche visto che bloccando la produzione di aggregatina, si formano meno placche e quindi si ha minore infiammazione e minore declino cognitivo. Lo studio ha preso le mosse da una complessa analisi genetica: oltre un milione di varianti geniche ('mutazioni') sono state confrontate con tantissime immagini di risonanza magnetica di pazienti con Alzheimer e soggetti sani di controllo. Nel Dna di pazienti in questa maniera è stato isolato il gene 'FAM222', che si associa a presenza di atrofia cerebrale e a presenza di placche di beta-amiloide nel cervello. Il gene produce appunto l'aggregatina. In esperimenti su animali nel cui Dna è stato inserito il gene, nel loro cervello si formano tante placche di beta-amiloide. Viceversa rimuovendo il gene, la formazione di placche si riduce. Secondo gli esperti l'aggregatina rappresenta un ottimo bersaglio farmacologico da testare in futuri studi.
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