Medicina Generale
Medicina Generale
Canali Minisiti ECM

Medici di famiglia: come cambia il lavoro, tutte le novità

Medicina Generale Redazione DottNet | 30/01/2020 20:52

Firmato il decreto per il kit diagnosi agli Mmg. Dalla Campania parte la riorganizzazione della medicina territoriale con le Aft

La riscossa della sanità italiana parte dai medici di famiglia. Toccherà a loro, secondo le intenzioni del Governo, ridurre le attese ai pronto soccorso, effettuare le prime indagini diagnostiche e associarsi per andare incontro alle esigenze dei pazienti. Intanto il ministro Speranza annuncia che "E' stato firmato il 28 gennaio il decreto attuativo (clicca qui per scaricare il testo completo) per rendere concreto il finanziamento di 235 milioni stanziati in manovra di Bilancio per dotare i medici di base e pediatri di libera scelta del kit di diagnosi. E' un decreto che abbiamo condiviso, è la premessa per poter portare questa strumentazione davvero negli studi dei medici di medicina generale. Ora io passo in qualche modo la palla alle Regioni.     Sono sicuro che da parte loro ci sarà la sensibilità che hanno dimostrato in questi mesi".  "Io penso - ha aggiunto il Ministro - che nella sanità del futuro dovremmo il più possibile rafforzare il territorio. È' evidente che il rovesciamento della piramide demografica e l'esplosione della cronicità sono i due temi nuovi con cui deve confrontarsi il Servizio sanitario nazionale e che assegnano un ruolo fondamentale al territorio. Il territorio e' tante cose, anche diverse in funzione dell'area geografica in cui si va.

Ma territorio significa anche la capillarità del medici di medicina generale e pediatri di libera scelta".

E a proposito di territorio la Campania è pronta alla nuova struttura dei medici di medicina generale. Si tratta di una riforma del modello organizzativo della medicina territoriale, nata dall’esigenza di garantire una maggiore continuità assistenziale alla popolazione. Tre i punti fondamentali: la nuova organizzazione in Aft (Aggregazioni Funzionali Territoriali) degli studi dei medici di famiglia, l’implementazione del personale negli studi, e l’introduzione della diagnostica di primo livello. La prima novità, l’avvio delle Aft, consiste nel fatto che i medici di famiglia faranno parte di vere e proprie reti (una rete ogni 20 medici) che permetteranno la condivisione delle cartelle cliniche dei pazienti. Questo si tradurrà nella possibilità di garantire un servizio h12 (dalle 8 alle 20) alla cittadinanza. Un paziente iscritto con un determinato medico, infatti, nel momento in cui questi abbia terminato l’orario di lavoro, potrà rivolgersi ad un medico di famiglia facente parte della stessa aggregazione, il quale conoscerà già la sua situazione clinica grazie alla messa in rete della sua cartella.

La seconda novità, cruciale per l’ottimizzazione delle cure territoriali, riguarda l’implementazione del personale negli studi medici. Ogni medico di famiglia, infatti, si avvarrà di un collaboratore amministrativo di studio, mentre tre/quattro infermieri saranno in servizio a rotazione per ogni aggregazione. Tra gli obiettivi di risultato si inseriscono come centrali le vaccinazioni e l’attività di prevenzione e screening.  “E’ una riorganizzazione che ha tra i fini principali una capillarità funzionale relativa al territorio di riferimento – precisa Luigi Sparano, segretario FIMMG Napoli (clicca qui per la video intervista completa) - ottimizzando la densità degli studi medici in una determinata area e permettendo una migliore presa in carico delle cronicità. La condivisione con gli altri studi della stessa rete e la presenza dei collaboratori sono fattori essenziali per la riuscita di questo intento”. “Le aggregazioni di studi medici, così come la presenza di collaboratori e infermieri, sono già una realtà in parte del nostro sistema. La novità – dichiara Vincenzo Schiavo, consigliere dell’OMCeO Napoli (clicca qui per la video intervista completa) - consiste nel portare queste aggregazioni e questa presenza di personale di supporto a coprire il 100% degli studi medici”.

Terzo e ultimo punto fondamentale, l’introduzione della diagnostica di primo livello negli studi dei medici di famiglia:  “Questo comporterà – continua Sparano - un evidente vantaggio in termini di abbattimento delle liste d’attesa sulla diagnostica, con una grande fruibilità per il cittadino che potrà avvalersi di questi esami presso lo studio del medico di famiglia in modo completamente gratuito. Si tratta di esami diagnostici che, è bene sottolineare, il medico adeguatamente formato con un percorso ad hoc, effettuerà su pazienti già inseriti in un PDTA, ad esempio la spirometria
su pazienti respiratori”. Gli fa eco il governatore del Veneto Luca Zaia: "Abbiamo accolto di buon grado questa partita, fra l'altro impegnativa, perché riguarda 235mln di euro. Al punto tale che mettiamo a disposizione personale infermieristico. Quindi siamo convinti che il potenziamento dell'attività dei medici di base ci permetta di ridurre, ad esempio, gli accessi al pronto soccorso".

Ecco il dettaglio del provvedimento sul kit diagnosi e il riparto delle somme:

Nei piani regionali si dovranno prevedere:

l’elenco delle apparecchiature sanitarie per la diagnostica di primo livello che si intendono acquisire, comprensivo di descrizione della tecnologia, dei costi di acquisto e di installazione ai fini del collaudo, anche prevedendo l’utilizzo di strumenti di telemedicina e delle relative piattaforme, finalizzati alla second opinion, supportato da apposita relazione, utilizzata per la definizione delle specifiche tecniche e dell’impiego clinico dei dispositivi medici, quali parte integrante della documentazione di gara,  realizzata da un gruppo di esperti nell’ambito del quale è garantita una rappresentanza di medici di medicina generale, di pediatri di libera scelta e di  specialisti di settore;

- una relazione sulle modalità di impiego delle apparecchiature sanitarie e sull’assetto organizzativo che si intende adottare ai fini dell’erogazione delle prestazioni assistenziali, tenendo conto delle diverse forme organizzative in cui operano i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta e degli specifici Accordi in sede regionale nonché delle indicazioni dei Comitati regionali previsti dagli AA.CC.NN. della Medicina Generale e della Pediatria di libera scelta;

- i tempi di acquisizione e di messa in funzione e collaudo delle apparecchiature sanitarie;

- un piano di manutenzione, assistenza e aggiornamento, comprensivo anche delle modalità di fornitura e smaltimento dei consumabili necessari per il funzionamento dei dispositivi di proprietà delle aziende sanitarie che si intendono adottare sulle apparecchiature sanitarie;

- l’individuazione di specifici indicatori di processo e di risultato attraverso i quali le aziende sanitarie procedono a misurare l’attività svolta, secondo quanto previsto dagli AA.CC.NN. della Medicina Generale e della Pediatria di libera scelta.
 
Nel momento in cui il Piano riceverà l’approvazione le Regioni potranno presentare richiesta di accesso al finanziamento e poi espletare le gare.
 
Le Regioni, poi nell’ambito degli Accordi integrativi regionali, definiscono le attività assistenziali all’interno delle quali saranno utilizzati i dispositivi medici di supporto, tenendo conto anche degli obiettivi prioritari di politica sanitaria nazionale privilegiando le “attività volte a garantire la appropriata presa in carico delle persone affette da patologie croniche e da fragilità e la pronta erogazione delle attività diagnostiche connesse ai piani assistenziali, al fine di favorire lo sviluppo di un modello di prossimità dell’assistenza idoneo a prevenire gli accessi impropri al Pronto soccorso e a contribuire al contrasto delle liste di attesa”.

Inoltre, le Regioni provvederanno anche all’interno dei piani di formazione, ad individuare specifici obiettivi formativi per medici di famiglia e pediatri finalizzati all’utilizzo delle apparecchiature. 
 
Nel tentativo di snellire l’iter burocratico si prevede che laddove i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta già contribuiscono o vogliano contribuire con propri dispositivi al raggiungimento degli obiettivi assistenziali individuati dagli Accordi integrativi, le Regioni “possono orientare le risorse del presente decreto per una implementazione tecnologica a maggiore intensità assistenziale”.
 
 
TABELLA RIPARTO

Commenti

I Correlati

"L’introduzione del ruolo unico per i medici in formazione, senza un impianto normativo chiaro e condiviso, avrebbe generato confusione, disuguaglianze e criticità organizzative"

"I limiti di tempo massimi, entro i quali deve essere garantita una prestazione ambulatoriale, prescritta con ricetta rossa e dematerializzata, variano a seconda del grado di priorità"

La riforma delle Case di comunità rischia di non risolvere il problema. Paolini: "Serve una medicina generale equiparata alla formazione delle altre specialità universitarie"

"La Medicina Generale è divenuta il capro espiatorio a cui attribuire tutte le pecche, i ritardi e i malfunzionamenti del Servizio Sanitario, anche quando, nel caso delle liste di attesa, la Medicina Generale non ha alcuna responsabilità"

Ti potrebbero interessare

"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"

"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"

Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”

Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa