Serviranno per curare i linfomi e le leucemie linfoblastiche
Non esistevano alternative terapeutiche, oggi invece per i malati di linfomi aggressivi e leucemie linfoblastiche con più ricadute, oggi tutto ciò è possibile con i trattamenti con le cellule Car T. Anche nel Cancer Center di Humanitas, a Rozzano (Milano), è stata attivata un'unità dedicata e sono stati trattati già i primi pazienti con buoni risultati. Nella struttura lavorano ematologi esperti in trapianto di cellule staminali, due team di infermieri professionali, di cui uno esperto in aferesi e uno dedicato esclusivamente alla gestione del paziente, neurologi, infettivologi e anestesisti.
La terapia delle Car T si basa sulla modificazione genetica in laboratorio di un particolare tipo di globuli bianchi del paziente, i linfociti T, che vengono così istruiti a riconoscere le cellule tumorali e aggredirle. "Oggi i pazienti con linfomi non Hodgkin o con leucemie linfoblastiche ricaduti dopo una o più terapie convenzionali hanno una possibilità in più di controllare la malattia (con un netto aumento della sopravvivenza) e la possibilità di guarire in circa il 40% dei casi", prosegue Santoro. La preparazione delle Car T, spiega Stefania Bramanti, responsabile del programma Car T di Humanitas, "prevede il prelievo di cellule dal sangue del paziente e poi la loro separazione dal resto delle cellule sanguigne e dal plasma mediante una tecnica definita aferesi, che permette appunto la raccolta dei linfociti del paziente. Successivamente i linfociti vengono spediti nei laboratori deputati al processo di ingegnerizzazione. In laboratorio viene introdotto, all'interno dei linfociti, il recettore Car (Chimeric Antigen Receptor), in grado di riconoscere le cellule tumorali: i Car T così ottenuti esprimono sulla propria superficie il recettore che individua l'antigene Cd 19, una proteina caratteristica delle cellule del linfoma".
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