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Sbarca in sala operatoria la tecnologia 3D ad alta risoluzione in 4k

Sanità pubblica Redazione DottNet | 21/02/2020 21:09

Utilizzato a Napoli dal professor Corcione il sistema OrbEye

È stato utilizzato a Napoli in chirurgia generale il sistema OrbEye, con l'utilizzazione di un 'esoscopio' di ultima generazione che utilizza una tecnologia 3D ad alta risoluzione in 4k, dal professore Francesco Corcione, direttore Uoc Chirurgia Generale e Oncologica Mininvasiva dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, con la sua equipe (Umberto Bracale, Michele D'Ambra, Michele Danzi, Saverio Dilillo, Ruggero Lionetti), "ed è la pria volta al mondo" fa sapere il docente. Si tratta, aggiunge Corcione, di una "innovativa strumentazione utilizzata ad oggi solo in neurochirurgia, che può segnare l'inizio di una nuova 'era' nella chirurgia generale: la Video Assisted Open Surgery". 

Il chirurgo, spiega Corcione, "attraverso una telecamera su braccio con sblocco pneumatico, ha la possibilità con l'addome aperto del paziente di ingrandire alcuni distretti anatomici che gli appariranno su uno schermo a 55 pollici con immagini ad alta risoluzione e tridimensionali". Attraverso una messa a fuoco automatica, ed uno zoom regolabile autonomamente dal chirurgo, OrbEye "offre la possibilità di 'magnificare' le immagini e di eseguire visualizzazioni mediante filtri luminosi: luce bianca ad infrarossi, blue light per visualizzare le zone tumorali e la NBI (narrow band imaging) i cui benefici clinici sono già presenti in letteratura per altre discipline".  I campi di applicazione per questa nuova apparecchiatura potrebbero essere i tempi ricostruttivi nella chirurgia esofagea, nella chirurgia epato-bilio-pancreatica, nelle asportazioni di 'masse neoplastiche adese a strutture vitali' e nelle linfectomie estese per cancro. L'apparecchiatura viene installata in pochi minuti senza sottrarre tempo alla procedura chirurgica ed la sua utilizzazione è immediata ed intuitiva per un chirurgo con esperienza in laparoscopia. Rispetto a quest'ultima ha un vantaggio nella visione: entrambi gli operatori, per un particolare sistema di elaborazione dell'immagine, vedono la stessa immagine sui video anche se posizionati al campo operatorio in maniera opposta rispetto alla telecamera.

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"Oggi abbiamo superato un'altra frontiera della chirurgia, una vera e propria rivoluzione culturale chirurgica" riferisce il professor Corcione, "chirurgia è vedere e con tale chirurgia il chirurgo può eseguire un intervento open o una parte di esso con una magnificazione delle immagini che non può che migliorarne il gesto chirurgico".   Aggiunge il prof. Luigi Califano, presidente della Scuola di Medicina della Federico II: "Sembrerebbe essere un ottimo strumento anche di didattica, permettendo a chi non è impegnato direttamente al campo operatorio di avere la possibilità di vedere le stesse immagini degli operatori".   "Appare una tecnologia rivoluzionaria nella chirurgia open" continua il direttore generale Anna Iervolino, "siamo anche questa volta fieri dell'operato delle nostre equipe chirurgiche, che riescono in un modo eccellente a modulare gli aspetti assistenziali della cura del malato con le innovazioni tecnologiche".   "In ogni caso - conclude Corcione - ogni nuova tecnologia, anche quella più rivoluzionaria, non può azzerare il rischio e le complicanze chirurgiche che sono sempre presenti in qualsiasi atto". 

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