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Medici sotto assedio. Nuove assunzioni in Veneto

Infettivologia Redazione DottNet | 26/02/2020 21:06

L'Italia fa paura, cordone contro il nostro Paese. Calano i contagi in Cina

Sotto assedio dagli utenti negli ambulatori, con direttive che si susseguono e maschere e tute con il contagocce: i medici in prima linea sull'emergenza coronavirus lavorano in condizioni difficilissime, ma con una professionalità incrollabile. E' questo ciò che emerge dalle chat in cui si sfogano distribuendo informazioni in tempo reale. "Stavamo valutando di chiedere la chiusura degli ambulatori perché presidi ad alto rischio". "Ho fatto due domiciliari nel Lodigiano. Arrivati a domicilio devi mettere camice, mascherina, visiera di protezione, entrare in casa del paziente con persone potenzialmente infette, uscire, levare tutto senza possibilità di buttare il materiale". "Anche perché le domiciliari sono quasi tutte per infezioni respiratorie". "E' successo anche a me per un paziente con sindrome influenzale a contatto con gente da poco rientrata dalla Cina".

"Ti vesti con tutto quanto e poi ti porti in taxi le attrezzature e le vesti infette" (La guardia medica, da quando è stato abolito il servizio di trasporto delle 'croci' si sposta in taxi, ndr). "Siamo tutti amareggiati e preoccupati, facciamoci forza a vicenda migliorando la nostra condizione...la verità è che siamo dei soldati al fronte. È assurdo che dobbiamo capire cosa fare racimolando informazioni qua e là". "Il problema é che tutti quelli che hanno sintomi influenzali non dovrebbero venire a contatto con altri né stare in sala d'attesa, che va lavata costantemente e non da un inserviente generico che pulisce il computer con lo straccio che ha usato per lavare per terra". "Non c'è un pacco di maschere chirurgiche da dare ai pazienti in attesa?" "Ma se le mascherine non ci sono neanche per i medici!".

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Il Veneto assume medici

Il Veneto decide 215 nuove assunzioni immediate in sanità, e fa allestire all'esterno degli ospedali 56 tende pneumatiche per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. Ma accanto ai numeri dei contagiati che salgono, sono 87 adesso, tra cui una bambina di 8 anni, vi sono anche notizie che fanno sperare: come il secondo paziente positivo al Covid-19 dimesso dall'ospedale di Padova e mandato in isolamento a casa. Al pari della donna già dimessa ieri, anche questa persona fa parte del cluster di Vo' Euganeo, il paese-focolaio dell'infezione, che registra un nuovo aumento dei contagiati, 42 (tra cui una vittima). A Venezia intanto il Patriarca ha fatto suonare a distesa stasera le campane di tutte le chiese della città, per ricordare, nonostante lo stop alle funzioni religiose, l'inizio della Quaresima. C'è comunque preoccupazione nelle città della regione, soprattutto a Padova, la più vicina all'area rossa di Vo'. Tra il Palazzo dell'Università e il Comune, cuore della città, non si parla d'altro. Armando, 80 anni, titolare di un negozio di sanitaria, gira con la mascherina nel taschino della giacca:

"L'ho presa ma non la indosso - spiega - perché serve solo a chi è già stato contagiato per non infettare gli altri. In negozio abbiamo messo un dispenser di gel disinfettante. Per il resto si gira normalmente; nessun posto affollato da evitare, perché la città sembra sotto coprifuoco". Paolo, un nonno-vigile, è quasi disoccupato: "In questi giorni vedo meno gente, meno banchi al mercato, meno artisti di strada, le persone camminano lontane e si tengono a distanza anche quando mi chiedono qualche informazione". La vita è cambiata anche per Maria, una badante romena: "Fino a venerdì la persona che assisto chiedeva di fare le passeggiate due volte al giorno, ora non vuole più uscire e restiamo sempre chiuse in casa". "Io non prendo più il tram - dice Claudia, pensionata - per paura di trovare qualcuno che tossisce o starnutisce". Le 215 assunzioni immediate in sanità sono state decise dal governatore Luca Zaia, utilizzando i poteri derivatigli dall'essere soggetto attuatore per l'emergenza coronavirus. Zaia però vuole impedire che si passi dalla preoccupazione al panico

"Voglio diffondere tranquillità - spiega - perchè siamo davanti a un virus simil-influenzale che dà gli effetti dell'influenza sull'80% dei casi. Le persone contagiate guariscono da sole automaticamente, c'è una bassa mortalità". "Oggi - aggiunge - siamo nelle condizioni di dire che l'unica nostra preoccupazione è di non avere tanti contagi, perché se avessimo anziani debilitati da porre in terapia intensiva, ad un certo punto finirebbero i posti". Intanto anche i concorsi della sanità sono vittime dello stress organizzativo da Coronavirus. Oggi a Padova è saltato in extremis, quando tanti candidati erano già arrivati da diverse parti d'Italia, la prova di un concorso per dirigente medico di Medicina interna bandito dall'Azienda Zero; 38 posti in palio, per 203 candidature. Ma nelle ore precedenti 40 specialisti in Medicina interna avevano scritto al ministro Speranza e allo stesso Zaia, chiedendo di rimandare il concorso: perchè avrebbe radunato centinaia di operatori sanitari in un ambiente chiuso, e perchè "molti medici si trovano in queste ore in quarantena".

L'Italia fa paura: i Paesi esteri si blindano

Si stringe il cordone sanitario del mondo attorno all'Italia, ormai percepita come un focolaio sempre più pericoloso del coronavirus. E mentre crescono gli stop ai voli provenienti dal nostro Paese, si moltiplicano anche i contagi all'estero tra coloro che hanno soggiornato nelle ultime settimane nelle regioni del Nord epicentro della malattia. A una nave da crociera della Msc è stato impedito lo sbarco in Giamaica e alle isole Cayman, nel timore - poi rivelatosi infondato - di contagi. Ma è il segnale a preoccupare. "Non sono accettabili" le limitazioni nei confronti degli italiani, è la risposta del premier Giuseppe Conte che rivendica la "linea di massimo rigore e trasparenza" tenuta dall'Italia.

Mentre la Farnesina parla di "preoccupante proliferazione di notizie inaccurate ed allarmistiche sulla situazione sanitaria nel nostro Paese" e lancia una campagna d'informazione corretta all'estero, così come annunciato da Luigi Di Maio, anche attraverso report giornalieri alle nostre ambasciate. Ma la paura dilaga dalla Russia alla Turchia, dal Salvador alla Giordania, a Israele. Rospotrebnadzor, l'autorità di Mosca per la sicurezza dei consumatori, ha esortato i russi a evitare di recarsi in Italia, Corea del Sud e Iran "fin quando la situazione epidemiologica non si sarà stabilizzata". Anche la Turchia ha sconsigliato i viaggi nelle regioni colpite dal coronavirus in Italia. La Royal Jordanian Airlines, la compagnia di bandiera giordana, ha sospeso i suoi voli per Roma a partire da oggi e fino a nuovo ordine. Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha disposto come misura per prevenire il contagio il divieto di ingresso nel Paese per chi arriva da Italia e Corea del Sud.

Perfino Pechino, che teme il 'contagio di ritorno', ha deciso che chi atterra nella capitale cinese "da aree con gravi situazioni epidemiche" è tenuto a un periodo di 14 giorni di auto-quarantena. L'Italia non viene nominata esplicitamente, ma il riferimento è scontato. Infine Israele, dove la quarantena per chi arriva dall'Italia potrebbe scattare da domenica prossima. Ha evocato poi l'ombra sinistra della Diamond Princess il divieto delle autorità giamaicane e quello delle Cayman allo sbarco programmato della nave da crociera Msc Meraviglia solo per la notizia di una normale influenza di un membro dell'equipaggio. La compagnia, con un comunicato, ha rassicurato che "nessun caso di coronavirus è stato segnalato a bordo". Ma la decisione dei due Paesi presa nonostante la consegna delle cartelle cliniche di passeggeri ed equipaggio è un indizio chiaro del clima che circonda l'Italia.

Misure precauzionali anche per gli eurodeputati che nelle ultime due settimane hanno visitato Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, invitati a rispettare 14 giorni di isolamento. Anche se la Commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, ha riconosciuto all'Italia di aver messo in atto "misure risolute e veloci". Così come l'Oms, il cui direttore per l'Europa Hans Kluge ha spezzato una lancia a favore dell'Italia. Ma i segnali di allarme si moltiplicano comunque. Non ci sono prenotazioni sui voli per Milano della British Airways e così la maggiore compagnia aerea britannica ha deciso di sospenderne 22 tra oggi e l'11 marzo. Allarme anche nelle università americane: cinque di esse - Elon University, Fairfield University, Florida International University, New York University e Syracuse University - hanno cancellato i programmi di studio in Italia, quasi tutti a Firenze. Mentre la Germania ha deciso di non sconsigliare per ora i viaggi nel Nord Italia, anche se uno dei casi positivi nel Land del Baden-Wuerttemberg è un uomo rientrato da una delle zone di contagio in Italia.

E sembra inarrestabile il dilagare delle infezioni legate a viaggi e permanenze nelle regioni del nord del Paese. E' un italiano dipendente dell'Eni arrivato dalla provincia di Lodi il primo malato in Algeria. Come pure ha viaggiato di recente nelle stesse aree la donna, prima a contrarre il coronavirus in Grecia, che ora è ricoverata in un ospedale di Salonicco. La lista di persone contagiate in Italia si allunga al Brasile (un uomo di 61 anni), alla Finlandia (una donna ricoverata a Helsinki), alla Croazia (un uomo che lavora a Parma). Intanto a Tenerife sono in totale quattro gli italiani positivi al coronavirus nell'hotel di Adeje isolato ieri. In Spagna sono dieci in tutto i contagiati: cinque sono italiani.

In calo i contagi in Cina, va peggio all'estero

Svolta nell'epidemia di coronavirus: i contagi registrati all'estero, ha annunciato oggi l'Oms, hanno superato per la prima volta quelli in Cina (427 contro 411). E Pechino, che ore teme un contagio di ritorno, ha deciso per paradosso di imporre un periodo di 14 giorni di auto-quarantena a tutti coloro che arriveranno nella capitale da Paesi colpiti dall'infezione, inclusa quindi l'Italia. "Non è tempo di compiacersi, bisogna rimanere vigili", è stato però il messaggio inviato alle autorità cinesi dal direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing quotidiano a Ginevra. Secondo gli ultimi dati, la Cina ha segnato 78.190 casi totali, inclusi 2.178 morti. Solo 10 nuovi casi si sono verificati fuori dalla provincia dell'Hubei, epicentro dell'infezione. Le misure draconiane imposte da Xi Jinping insomma pare che stiano funzionando.

Ma se l'epidemia di polmonite virale ha raggiunto il picco in Cina tra il 23 gennaio e il 2 febbraio, per poi decelerare, la sua diffusione si sta allargando in altre parti del mondo. Fuori dal Dragone, sono stati segnalati 2.790 casi e 44 decessi in 37 Paesi, secondo l'ultimo conteggio dell'Oms. "L'aumento del numero di casi ha spinto media e politici a chiedere la dichiarazione di pandemia. Non dovremmo avere troppa fretta nel farlo senza un'attenta analisi", ha avvertito Tedros Adhanom Ghebreyesus, pur riconoscendo che "tutti gli scenari rimangono sul tavolo" e che "non esiterebbe a usare la parola pandemia se la situazione lo richiedesse". Il mondo scientifico, tuttavia, è ormai certo che l'epidemia stia entrando in una nuova fase: secondo molti virologi ed epidemiologi, intervistati dalle riviste Science e Nature, si è vicinissimi alla pandemia, ma occorre rispondere ad alcune domande importanti, e cioè se i bambini siano suscettibili all'infezione e se possano trasmetterla allo stesso tasso degli adulti

 "L'identificazione di casi precedentemente non riconosciuti in gran numero in Iran e Italia, oltre che in Corea del Sud, ci mostra che è impossibile contenere il coronavirus", ha notato su Nature Ben Cowling, epidemiologo dell'Università di Hong Kong. Secondo Marc Lipsitch, di Harvard, "qualsiasi cosa dica l'Oms, penso che le condizioni epidemiologiche di pandemia ci siano". Anche per Christopher Dye, dell'Università di Oxford, la finestra di contenimento del virus è quasi ormai chiusa e il virus si diffonderà ampiamente fuori dalla Cina. A destare preoccupazione sono soprattutto le morti in Iran, Paese da cui sono stati esportati casi in Libano, Iraq e in Medio Oriente.

La rapidità di diffusione, del resto, è riscontrabile nella Corea del Sud: 284 casi solo oggi, il passo più veloce finora registrato, per un totale salito a 1.261 (di cui 12 vittime) dai 51 di una settimana fa, secondo la Korea Centers for Disease Control and Prevention. Anche se è l'Iran a destare i timori maggiori: i numeri ufficiali parlano di 139 infezioni e 19 morti, ma i casi potrebbero essere oltre 18.000, nelle stime di epidemiologi e matematici sviluppate sui viaggi aerei e sull'andamento dei casi nel resto del mondo. Sono le drammatiche conclusioni che emergono da una ricerca pubblicata sul sito MedrXiv, che raccoglie articoli che non hanno ancora superato l'esame della comunità scientifica, coordinata da David Fisman e Kamran Khan, dell'Università di Toronto.

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