Rallenta la crescita. Ma la discesa, dicono gli esperti, sarà difficile, lenta e non priva di rischi
Con più di 105mila contagiati, oltre 77mila italiani tuttora positivi e quasi 12mila e 500 morti, l'Italia raggiunge il picco del contagio per il coronavirus. Ma l'apice non è una vetta quanto piuttosto un 'plateau', un altopiano di montagna che va attraversato prima che si possa cominciare ad intravedere la discesa. Ad un mese e mezzo di distanza da quel 20 febbraio quando a Codogno è stato diagnosticato il coronavirus al 38enne Mattia, gli scienziati pronunciano la parola tanto attesa da tutta Italia. Che non significa però la fine delle misure di contenimento e del distanziamento sociale: per le prime, si andrà avanti almeno fino a Pasqua; al secondo, dovremmo abituarci per mesi.
E che si sia arrivati al picco non è certo una vittoria, con i numeri della pandemia che rappresentano la fotografia più cruda della catastrofe, assieme ai camion militari che continuano a portare le bare verso i forni crematori in tutta Italia.
E anche se si vanno a guardare le percentuali, i numeri confermano il rallentamento: l'incremento del totale dei contagiati passa dal 4,15% di lunedì al 3,98% di oggi e quello delle terapie intensive dall'1,92% all'1,06%. Tra i nuovi contagiati anche la presidente della Corte Costituzionale: Marta Cartabia si è sottoposta al test, dopo aver accusato alcuni sintomi, ed è risultata positiva. Al momento, fanno sapere dalla Consulta, "è in buone condizioni generali e si trova in isolamento nella sua abitazione a Milano, da dove continuerà a seguire i lavori e l'attività della Corte costituzionale, secondo la programmazione prevista, attraverso i sistemi telematici già predisposti". Secondo gli scienziati i dati di questi giorni hanno un valore preciso. "La curva ci dice che siamo al plateau e dire che siamo al plateau vuol dire che siamo arrivati al picco" sottolinea il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, che però avverte: "non vuol dire che abbiamo conquistato la vetta e che è finita" perché "il picco non è una 'punta' ma un pianoro e ora dobbiamo scendere dall'altra parte".
E la discesa, lasciano intendere gli esperti, sarà difficile, lenta e non priva di rischi. "Dal pianoro l'epidemia può ripartire" sottolinea non a caso Brusaferro. Inoltre, l'ormai famoso 'R con zero - l'indice di trasmissione del virus - è vicino all'uno (un positivo ha la potenzialità di infettare una persona, ndr) ma va portato almeno allo 0,5. Dunque l'ultima cosa da fare è pensare di esserne usciti e di allentare le misure di contenimento. Ormai lo ripetono come un mantra da giorni scienziati, tecnici, politici, esperti di ogni sorta. "Bisogna essere cauti, dobbiamo ancora iniziare la discesa e la discesa si comincia applicando le misure di isolamento in atto". Il governo ha recepito le indicazioni degli scienziati e nelle prossime ore si riunirà il Consiglio dei ministri per varare il nuovo Dpcm con la proroga delle misure. Fino a quando? "Al momento siamo fermi a Pasqua" ha risposto il membro del Comitato tecnico scientifico Roberto Bernabei.
Altre due settimane, quindi, nelle quali l'esecutivo dovrà soprattutto decidere - se il trend attuale si confermerà - come 'rimodulare' le misure in atto: in sostanza, a quali attività consentire la riapertura e con quali modalità; stabilire cosa fare per le scuole; prevedere, in caso di un allentamento dei provvedimenti per i cittadini, una stretta per i fine settimana visto che sono in arrivo i ponti del 25 aprile e del 1 maggio. E siccome la discesa sarà lunga, c'è anche da garantire l'approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, a partire dalle mascherine. Il commissario Domenico Arcuri ha detto che l'Italia ne ha acquistate 300 milioni, "che arriveranno progressivamente" nei prossimi giorni e che serviranno a coprire il fabbisogno di due mesi. A queste vanno aggiunte 620 mascherine Ffp2 e 3 che sono state date come 'scorta' all'ordine dei medici, i più esposti. Tutte strategie che hanno un solo obiettivo: raggiungere il valore zero contagi. Ma ci vorranno mesi. Di sacrifici e distanze. "Arriverà il giorno - dice il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli - che dimenticheremo questa pratica. Ma per i prossimi tempi il distanziamento sociale, deve essere la nostra regola ferrea".
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