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Scoperta nel cervello una molecola anti-età che aiuta la memoria

Neurologia Redazione DottNet | 19/05/2020 13:36

Si chiama Hdac1 ed è un enzima chiave per la riparazione degli errori che si accumulano nel Dna dei neuroni col passare del tempo

Scoperta nel cervello una molecola anti-età che aiuta a mantenere la memoria e le funzioni cognitive: si chiama Hdac1 ed è un enzima chiave per la riparazione degli errori che si accumulano nel Dna dei neuroni col passare del tempo. La sua espressione diminuisce con l'avanzare dell'età e in caso di Alzheimer, ma può essere potenziata usando farmaci simili a uno già sperimentato in passato. Lo indica lo studio pubblicato su Nature Communications dai neuroscienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit).   I risultati dimostrano che l'enzima "Hdca1 è un nuovo potenziale bersaglio per combattere i problemi legati all'età e alla neurodegenerazione", commenta Li-Huei Tsai, direttrice dell'Istituto Picower per l'apprendimento e la memoria del Mit.    "Credo che questa sia una scoperta di biologia di base che può avere molte applicazioni, perché quasi tutte le malattie neurodegenerative si manifestano durante l'invecchiamento. Penso che attivare Hdca1 possa essere di beneficio per molte condizioni".

Per studiare la funzione di questo enzima, i ricercatori hanno provato a disattivarlo nei topi di laboratorio. Nei primi mesi di vita non si sono manifestati particolari disturbi, mentre col passare del tempo si sono accumulati sempre più danni nel Dna dei neuroni (simili a quelli presenti nei pazienti colpiti da Alzheimer) e si è ridotta la plasticità cerebrale, cioè la capacità di rimodellare le connessioni fra neuroni: giunti in età avanzata, i topi hanno iniziato a manifestare problemi di memoria e di navigazione nello spazio. Per contrastare questa condizione, i ricercatori hanno sperimentato con successo un vecchio farmaco per le demenze, l'exifone, capace di inibire gli enzimi della famiglia Hdac: ritirato dal commercio per la sua tossicità a carico del fegato, potrebbe comunque indicare la strada per lo sviluppo di nuovi farmaci simili ma più sicuri da usare contro l'Alzheimer e il declino cognitivo legati all'invecchiamento. 

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fonte: Nature Communications

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