Più l'età avanza, meno ci si sente soli, indagine mondiale
Giovane e soprattutto maschio: è questo l'identikit della solitudine nel mondo, mentre più l'età avanza meno ci si sente soli. Lo rivela uno studio di portata mondiale pubblicato sulla rivista Personality and Individual Differences, che sembra smentire il luogo comune dell'anziano solo e individua la solitudine come un male soprattutto dei giovani, specie di sesso maschile e abitanti in Paesi con culture molto individualiste. Lo studio ha coinvolto 46.054 individui di 16-99 anni in 237 Paesi in tutto il mondo ed è stato condotto da Manuela Barreto della University of Exeter. "I nostri risultati - sottolinea Barreto in un'intervista all'ANSA - potrebbero sembrare contro intuitivi, perché si tende ad associare la solitudine alle persone anziane, ma ritengo che questa associazione sia ampiamente trainata da stereotipi circa l'età avanzata. Cionondimeno, la solitudine - precisa l'esperta - è diversa dall'isolamento sociale e significa non avere sufficienti relazioni sociali di qualità secondo le proprie aspettative".
I giovani pur avendo in media una vita sociale più ricca degli anziani, hanno anche maggiori aspettative sul fronte delle connessioni sociali, continua l'esperta. Nello studio, infatti, a sentirsi più soli sono risultati i più giovani, seguiti dagli adulti di mezza età, a loro volta seguiti dagli anziani. Inoltre sono risultati in media più soli i maschi delle femmine, e coloro che vivono in paesi molto individualistici. "Il nostro studio - continua l'esperta - ha riguardato anche gli italiani: l'Italia si classifica come un Paese piuttosto individualista (con un punteggio di 73 su una scala di misura dell'individualismo dei Paesi che ha come valore massimo 96, corrispondente ai luoghi dove si localizzano i livelli massimi di solitudine), specie al Nord" e i risultati dello studio mostrano che la solitudine aumenta con il livello di individualismo del Paese".
fonte: ansa
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