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Cura leucemia linfatica cronica per due anni è efficace per quattro

Ematologia Redazione DottNet | 16/06/2020 15:09

L'associazione a base di venetoclax più rituximab è in grado di mantenere, anche dopo quattro anni nel 64% dei pazienti la negatività di 'malattia minima residua non rilevabile

Un trattamento della durata di due anni con una terapia di associazione a base di venetoclax più rituximab è in grado di mantenere, anche dopo quattro anni nel 64% dei pazienti con leucemia linfatica cronica, la negatività di 'malattia minima residua non rilevabile', mentre l'87% di essi rimane libero dalla progressione della malattia già due anni dopo il trattamento. Lo dimostrano i dati a 4 anni dello studio Murano che confermano l'efficacia di un meccanismo d'azione in grado di attivare la morte programmata delle cellule tumorali (apoptosi).  "La malattia minima residua non rilevabile (Mrd) - spiega Antonio Cuneo, Direttore della sezione di Ematologia dell'AOU Arcispedale Sant'Anna di Ferrara - è la presenza di meno di una cellula di leucemia linfatica cronica in 10.000 globuli bianchi rimasti nel sangue o nel midollo osseo. Di fatto, in seguito al trattamento, la malattia risulta talmente residuale da non essere rilevabile con gli strumenti diagnostici oggi disponibili".

   Quello a base di venetoclax più retuximab, è il primo regime terapeutico (recentemente da Aifa ammesso alla rimborsabilità) somministrato per un periodo fisso e senza chemioterapia approvato in Italia, con il potenziale per generare risparmi per il Sistema sanitario nazionale.   Infatti, "un'analisi di costo-terapia realizzata di recente in Italia ha dimostrato che una terapia con durata definita di 24 mesi genera una spesa inferiore per il Ssn di circa 31 milioni di euro rispetto ad una terapia cronica - sottolinea il Professor Cuneo - Nello specifico, l'analisi ha calcolato la minor spesa di una terapia con durata definita rispetto ad una terapia cronica per la cura di 1.000 pazienti nell'arco di 37 mesi".

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