Cricelli, meno accessi impropri e sala attesa
Nei giorni più difficili dell'emergenza Covid anche gli studi dei medici di famiglia, in prima linea nel contrasto al virus, sono stati 'blindati'. In alcune aree, quelle più colpite, il calo dei pazienti è stato, tra visite in studio e domiciliari, anche del 90%. Si è trattato di una misura necessaria per fermare la diffusione del virus, perché altrimenti gli studi sarebbero diventati un luogo di contagio, chiusi e molto affollati. Da metà maggio in poi le attività sono riprese ma con misure rigide: si entra stando distanziati, con la mascherina e su prenotazione e l'accesso avviene nell'immediato della visita in modo da non sostare in sala d'attesa, che non è più anche luogo di socializzazione.
Soprattutto, il Covid ha fatto sì che si siano ridotti gli accessi che possono essere considerati impropri: ad esempio per prendere semplicemente una ricetta. A tracciare il quadro è il professor Claudio Cricelli, presidente Simg, Società Italiana di Medicina Generale. "La lezione che il Covid ha insegnato- spiega Cricelli- è che è inutile andare ad effettuare di persona prestazioni che possono essere fatte a distanza.
"Nel periodo in cui gli studi sono stati poco o nulla frequentati-prosegue- tutte le prestazioni di persona sono state trasferite o al telefono o su WhatsApp,e non si perderà più questa abitudine. È possibile con queste modalità scambiare delle informazioni, non tutte ovviamente. Negli studi sta tornando il necessario.L'indispensabile,quello che non può essere fatto solo a distanza"."Prevediamo -conclude Cricelli- che in futuro non troppo lontano scompaia la ricetta come la conosciamo oggi: una dematerializzazione completa, per la quale non sarà necessario prendere neppure i pezzettini di carta che stanno sulle scatole dei farmaci e incollarli sulla ricetta. Anche le fustelle verranno magari lette da un lettore ottico. Ci aspettiamo anche che il paziente possa scegliere come ritirare i farmaci, che si possano consegnare direttamente a casa con prescrizione. Covid ha introdotto dei cambiamenti radicali, che c'erano già come possibilità e ha dimostrato che erano semplificazioni che si potevano fare".
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Per la Suprema Corte non è semplicemente una condotta scorretta: si tratta di un reato. Pertanto, risponde del delitto di istigazione alla corruzione
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