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Vaccino anti-influenza: le Regioni chiedono il 40% di dosi in più

Aziende Redazione DottNet | 27/08/2020 16:08

Scaccabarozzi: "C'è uno sforzo comune di tutte le nostre imprese, siamo in grado di adempiere alle richieste, c'è tutta la volontà"

Le Regioni si sono date da fare per tempo individuando nella strategia vaccinale contro l'influenza un passo cruciale nella lotta contro il nuovo coronavirus. Tanto che rispetto allo scorso anno le richieste alle aziende farmaceutiche sono schizzate del 40%. La vaccinazione infatti evita la sovrapposizione dei sintomi, e quindi riduce i tempi di diagnosi, oltre a ridurre le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e gli accessi al pronto soccorso.

  "C'è uno sforzo comune di tutte le nostre imprese, siamo in grado di adempiere alle richieste, c'è tutta la volontà. Abbiamo risposto a tutte le gare delle Regioni e siamo in contatto continuo con il ministero della Salute e l'Agenzia del farmaco", spiega il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi.

  Anche le regioni che erano partite più tardi rispetto ad altre, come per esempio la Lombardia, alla fine sono riuscite a mandare a buon fine le gare. Altre, partite molto in anticipo, come il Lazio, hanno sensibilmente aumentato il numero di dosi richiesto. I tempi precisi di consegna dei lotti sono al momento difficili da stabilire - dicono da Farmindustria - ma le aziende coinvolte sono al lavoro anche tenendo conto che lo stesso ministero della Salute con una circolare del 5 giugno ha raccomandato di "anticipare le campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall'inizio di ottobre e offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo, vista l'attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione di Sars-Cov-2".

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Alcune Regioni hanno deliberato regolamenti ad hoc e avviato gare per la fornitura dei lotti in previsione di una più consistente partecipazione dei cittadini rispetto allo scorso anno, quando a vaccinarsi sono stati 10.080.120 milioni di italiani, pari al 16,7% della popolazione, senza contare chi lo ha fatto privatamente senza ricorrere ai medici di famiglia o ai centri vaccinali.  A spiegare l'importanza della vaccinazione è Silvestro Scotti, presidente della Federazione italiana dei medici di Medicina generale: "Se riduciamo con le vaccinazioni la circolazione dell'epidemia di influenza stagionale, rendiamo più evidente l'infezione da Covid". Come dire, escludendo che certi sintomi siano causati dall'influenza per chi è vaccinato, si arriva più velocemente a capire che un paziente è affetto da Coronavirus.  Il ministero della Salute, dal canto suo, con il documento di giugno ha anche abbassato l'età delle persone a cui la vaccinazione è raccomandata, passando da 65 a 60 anni. 

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