Un sottogruppo di pazienti, circa il 30%, è affetto non solo da una polmonite che devasta il tessuto polmonare ma anche da un interessamento della circolazione del polmone
E' stato condotto in Emilia-Romagna il primo studio sistematico su larga scala dedicato all'elettrocardiogramma nell'infezione da Covid-19. Lo studio, coordinato dall'Università di Ferrara e Maria Cecilia Hospital è il risultato del lavoro di 13 centri emiliano-romagnoli. Questi ospedali hanno valutato 431 pazienti ricoverati per una forma grave di Covid. I risultati dello studio sono importanti per almeno due ragioni. Un sottogruppo di pazienti, circa il 30%, è affetto non solo da una polmonite che devasta il tessuto polmonare ma anche da un interessamento della circolazione del polmone che viene ad essere occlusa da fenomeni trombotici e tromboembolici.
Di conseguenza il ventricolo fa molto sforzo e come tutti i muscoli si ipertrofizza e questo viene registrato nell'Ecg. Questi risultati sono in linea con altri studi che stanno emergendo proprio in queste settimane, ma che hanno applicato metodiche ben più complesse e costose rispetto al semplice Ecg. L'individuazione di questa forma particolare di polmonite da Covid ha delle importanti ripercussioni sulla scelta della terapia che è in parte diversa sia per i farmaci, sia per il tipo di ventilazione da effettuare. "Sembra quindi che che esistano polmoniti da Covid con fenotipi diversi - spiega il professor Roberto Ferrari - una parenchimale, che interessa prevalentemente le cellule proprie del polmone ed una vascolare, che interessa le cellule dei vasi del polmone. Quindi, dal semplice Ecg si possono trarre informazioni importanti di fisiopatologia che aiutano nella diagnosi e terapia".
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