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Scotti, sì ai microteam e alla diagnostica. Speranza: subito i fondi

Medicina Generale Redazione DottNet | 07/10/2020 21:11

Il segretario Fimmg boccia le Case di comunità come modello unico

 In un momento molto difficile per l'evolversi dell'epidemia da Covid (ieri sono sttai 3678 i nuovi casi con Campania e Lombardia in cima alla classifica per contagi), scendono in campo i medici di famiglia. L'occasione è arrivata dal Congresso Fimmg in corso a Villasimius con il segretario Silvestro Scotti che ha lanciato un avvertimento al ministro Speranza: “Governo e le Regioni, nei loro diversi modelli organizzativi decentrati, chiariscano una volta e per tutte quale ruolo vogliano dare alla Medicina Generale: non vogliamo più accettare che questa valorizzazione sia sempre descritta nella volontà di tutti ma mai realizzata nella pratica della vita quotidiana di questi medici e dei cittadini che essi assistono”.

Scotti ha però confermato le proposte dei medici di medicina generale spingendo sul microteam "che diventa il soggetto capace di rispondere, nell’arco della giornata, alle richieste del cittadino offrendo una capacità di presa in carico a maggiore specificità assistenziale grazie all’azione  non più del solo medico ma del medico e del suo team, composto da figure diverse e specifiche per caratteristiche e funzioni assistenziali,  un team consolidato dall’estensione della fiduciarietà riconosciuta al medico e trasferita anche ai collaboratori presenti nel suo studio”. No secco alle Case di comunità come unico modello. “L’Italia è, caratterizzata da un’offerta di mobilità, da tempi di percorrenza, alternanza di territori rurali e metropolitani, isole e comunità montane, con una diversità tale di logistiche che la risposta alla prossimità non potrà mai essere unica. Il sistema ha bisogno delle capacità della medicina di famiglia di poter adattare la propria offerta autonomamente ai territori nei quali s’inserisce”.

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Il segretario Fimmg ha toccato poi la vicenda della diagnostica di primo livello per i medici di base, che nonostante lo stanziamento della scorsa Legge di Bilancio è ancora al palo. “Noi rilanciamo, vogliamo la diagnostica nei nostri ambulatori anche la possibilità di fare i tamponi rapidi, vogliamo il superamento dei piani terapeutici, vogliamo un collegamento con la sanità digitale che crei quell’integrazione vera, cosiddetta “ospedale-territorio”, anche se avrebbe più senso dire “territorio-ospedale””. “Un investimento – ha denunciato - che oggi rimane fermo nonostante fosse contenuto nella legge finanziaria dell’anno scorso: mi riferisco ai famosi 236 milioni di euro. Ebbene Ministro, appare paradossale, che nonostante una legge finanziaria di stanziamento, nonostante una legge che prevede che una parte di quel finanziamento possa essere utilizzato per dare migliori capacità di cura, anche a distanza in periodo Covid, alla medicina di famiglia, a tutt’oggi quelle leggi restino inascoltate”.

La risposta di Roberto Speranza non si è fatta attendere:  "La disponibilità dei medici di famiglia a fare test rapidi negli studi è uno straordinario messaggio al paese e lo Stato e le Regioni devono mettersi subito al lavoro per garantire condizioni di massima sicurezza. Non possiamo dirvi fate i test ma non ci sono le mascherine. Per questo, quei 235 mln approvati e che servono per portare diagnostica di primo livello nei vostri studi devono arrivare subito, perchè servono oggi". "Abbiamo approvato quella norma a fine dicembre - ha aggiunto il Ministro - in legge di bilancio, poi c'è stata l'emergenza ma ora siamo in una fase diversa e ci serve accelerare. Abbiamo gli strumenti e possiamo farlo nel più breve tempo possibile. Si sta lavorando - ha detto il ministro - perchè si acceleri e si porti a casa questo risultato".

 Speranza ha anche fatto riferimento alla formazione dei medici: "Sono pronto da subito a sedermi ad un tavolo con voi, perchè un Ssn che cambia ha bisogno di una formazione adeguata e ci vuole una formazione continua, perchè se ci sono veloci cambiamenti la formazione deve essere un pezzo del nostro lavoro e lo Stato lo deve riconoscere".  Oggi, ha quindi rilevato il ministro al congresso della Federazione dei medici di famiglia Fimmg a Villasimius, "la sfida è troppo grande perchè chiunque possa pensare di giocarla da solo. Se non rafforziamo la nostra struttura sanitaria la partita del futuro non la giochiamo".

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