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Oncologi: l'importanza dei farmaci agnostici

Oncologia Redazione DottNet | 30/10/2020 15:22

Per otto medici su dieci sono il fulcro nella lotta al cancro

I farmaci oncologici cosiddetti agnostici - ovvero farmaci 'jolly' che colpiscono mutazioni genetiche, individuate con test, indipendentemente dall'organo interessato dalla malattia - sono il fulcro nella lotta al cancro per 8 oncologi su 10, ma solo il 13% degli specialisti ha il supporto di team multidisciplinari ''Molecular Tumor Board, in Italia ne sono attivi una decina, indispensabili per interpretare i risultati e per la scelta della terapia L'accessibilità ai test agnostici, indispensabili per adottare la giusta decisione sulla terapia, è buona, infatti la maggioranza degli specialisti ha a disposizione un laboratorio di biologia molecolare o anatomia patologica per l'esecuzione degli esami (46,4% nell'ospedale in cui lavora e 42,2% in un centro di riferimento limitrofo). Tutti gli oncologi ritengono che sia giunto il momento di applicare nella pratica clinica i Molecular Tumor Board.

Sono i dati principali del sondaggio condotto dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) relativo al livello di conoscenza sui test genomici, parte di una campagna nazionale promossa dalla società scientifica con il sostegno non condizionato di Bayer.

I risultati del sondaggio sono presentati oggi al XXII Congresso Nazionale AIOM, in corso in forma virtuale. "Il modello istologico, finora, ha governato la ricerca clinica in oncologia, le decisioni regolatorie e la pratica clinica - spiega Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM -. Nel modello istologico, il punto di partenza è rappresentato dalla localizzazione del tumore, a cui seguono l'esame istologico, la scelta del farmaco e l'indicazione terapeutica. La recente approvazione di molecole con indicazione agnostica sta però portando all'affermazione di un nuovo modello, definito mutazionale. Si tratta di una vera e propria rivoluzione scientifica e culturale, destinata a condurci lontano da un'oncologia pensata attraverso gli organi colpiti o l'istologia. Il punto chiave è rappresentato dalla profilazione genomica, cioè dall'individuazione delle mutazioni che giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo delle neoplasie, definite 'driver'. Da qui deriva la scelta del farmaco e l'indicazione terapeutica, indipendentemente dalla sede del tumore".

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"È ottimo il livello di conoscenza degli oncologi sulle nuove armi. Il 95% conosce la definizione di indicazione agnostica, vale a dire che 'il farmaco è indicato a prescindere dall'istotipo tumorale e sulla base dell'individuazione di uno specifico biomarcatore' - afferma Antonio Russo, Ordinario di Oncologia Medica Università di Palermo -. Il 59,6% degli oncologi ha usato un test agnostico nella pratica clinica, in particolare per i tumori dell'apparato gastroenterico (58,8%) e del polmone (57,8%). Seguono sarcomi (20,6%), tumori urologici (11,8%), ginecologici (18,6%), mammari (16,7%) e del distretto cervico-facciale (5,9%)".  In Italia sono tuttavia operativi solo una decina di team multidisciplinari MTB per l'utilizzo di tali farmaci, troppo pochi: è importante che vengano implementati e inclusi all'interno delle Reti oncologiche regionali, per consentire, concludono gli oncologi, il completo sviluppo dell'oncologia di precisione.

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