Carenza ossigeno nelle farmacie. Sos cure a casa: sotto accusa la medicina del territorio
I reparti degli ospedali sono ormai pieni ma la situazione, a breve, è destinata a peggiorare ulteriormente: se il trend epidemico rimarrà quello attuale, i medici si attendono infatti un raddoppio dei ricoveri nei prossimi 7 giorni. La situazione appare dunque al limite, anche perchè le cure a casa dei pazienti Covid non gravi non sono mai davvero 'decollate' e le Unità di continuità assistenziale Usca, pilastro fondamentale per l'assistenza domiciliare, sono in realtà ancora presenti a macchia di leopardo sul territorio. Insomma, le difficoltà non mancano ed i pazienti a domicilio si trovano ora a dover fare i conti anche con un'altra emergenza: "Abbiamo avuto notizie dal territorio che si stanno verificando carenze nella disponibilità di bombole di ossigeno nelle farmacie per le cure domiciliari di pazienti Covid", ha avvertito il presidente di Federfarma Marco Cossolo.
"Stiamo ora approfondendo la situazione e valutando il da farsi", ha assicurato.
Se "pensiamo pertanto ad una proiezione a breve termine, la situazione appare al limite. Le terapie intensive iniziano ad essere in crisi per il superamento della soglia limite del 30% di posti letto occupati per malati Covid", ma la crisi "riguarda l'intero sistema ospedaliero". Tale situazione, secondo Vergallo, "è dovuta anche al fatto che la Medicina del territorio, che coinvolge circa 50mila medici di base, non sta funzionando". Che il sistema ospedaliero sia vicino al limite lo confermano anche gli ultimi dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, secondo cui 1 ricovero su 2 in area medica è ormai per Covid. Ed il presidente della Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), Dario Manfellotto, rileva come i reparti di Medicina interna siano "pieni, tanto che stiamo utilizzando i reparti di altre specialità per i malati Covid. Siamo al punto che se arrivano pazienti Covid da mettere in isolamento non sappiamo dove collocarli, tant'è che in molti casi tali pazienti restano a lungo in Pronto soccorso o addirittura sulle ambulanze".
Intanto, tende riscaldate verranno installate nuovamente - come durante la prima ondata - davanti a tutti gli ospedali del Veneto, per fronteggiare un eventuale peggioramento dell'emergenza, ha annunciato il governatore Luca Zaia. Ma in questo quadro, la 'grande assente', secondo molti, appare appunto essere la Medicina del territorio, che avrebbe dovuto farsi carico dei pazienti Covid gestibili a domicilio per evitare l'intasamento degli ospedali. Il problema, chiarisce il segretario della Federazione dei medici di medicina generale Fimmg Silvestro Scotti, è che le Usca "non sono direttamente collegate al medico di famiglia e questo determina un percorso burocratico ad ostacoli che allunga i tempi. Inoltre, le Usca, seppure previste, non sono ancora attive ovunque e si arriva ad una copertura che non va oltre il 20% del territorio". D'altro canto, conclude, "il singolo medico di base non è attrezzato per recarsi a casa di un paziente Covid, nè ciò è previsto dalle procedure".
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