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Generici: boom di vendite durante la pandemia

Farmaci Redazione DottNet | 19/11/2020 21:24

In farmacia raddoppio per idrossiclorochina. Aumenta la richiesta dalle regioni

 Al 2019 la spesa farmaceutica territoriale totale in Italia è stata pari a 21,1 miliardi di euro e ha registrato un aumento dell'1,5% rispetto all'anno precedente. È quanto emerge dall'edizione 2020 del dossier "Il sistema dei farmaci generici in Italia" (clicca qui per scaricare il rapporto) dell'Osservatorio Nomisma realizzato per Egualia (l'organo di rappresentanza dell'industria dei farmaci generici equivalenti).   I risultati dell'ultimo anno confermano le dinamiche di medio periodo che, fra il 2011 e il 2019, hanno visto la spesa territoriale espandersi del 2,6%, con andamenti opposti fra le due componenti di spesa: la crescita del 15,1% di quella privata si è accompagnata, infatti, ad una diminuzione del 4,7% di quella pubblica.  Il decremento registrato dalla spesa territoriale a carico del Servizio sanitario nazionale è da ricondurre, secondo Nomisma, alla spesa netta convenzionata che, sebbene nel 2019 sia rimasta sostanzialmente in linea con i valori del 2018 (-0,2%), nell'arco degli ultimi otto anni è passata da 10 miliardi a 7,8 miliardi, diminuendo di oltre il 22%.  Di segno opposto l'andamento della spesa per i medicinali erogati in distribuzione diretta e per conto di classe A (quelli rimborsati totalmente dallo Stato): pur registrando un calo del 3% nell'ultimo anno, fra il 2011 e il 2019 segnano un aumento di circa il 58%, arrivando a rappresentare il 37% del totale della spesa territoriale pubblica (più 15% rispetto al 2011). Nel 2019 sono state vendute 1,07 miliardi di confezioni di farmaci di fascia A (-1,3% rispetto all'anno precedente), per un valore economico complessivo pari a 10 miliardi di euro (-0,5% rispetto al 2018).

Intanto vanno più che bene i generici: rocuronio, cisatracurio, midazolam, propofol, dal mese di marzo hanno infatti visto schizzare le loro quotazioni con una crescita dei fabbisogni farmaceutici regionali, tra il 128% e il 782% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Per questo le aziende del settore, reclamano catene di approvvigionamento più sicure e meno soggette a fluttuazioni, e un numero di fonti di approvvigionamento adeguato lungo tutte le fasi produttive per diversificare il rischio. Anche perché non è stato ancora tagliato il cordone che lega l’intera Europa, per l’approvvigionamento degli sostanze intermedie utili a sintetizzare i principi attivi e quindi produrre i farmaci, ai paesi extra-europei. Una dipendenza che, nei momenti critici e non solo, va spezzata.
 
Per quanto riguarda i medicinali per la cura delle malattie croniche, non sono state riscontrate variazioni significative nei consumi ad eccezione, in regime ospedalieri, dell’incremento registrato per la classe degli antivirali (gli antivirali Hiv passano da una media pre-Covid (gennaio- febbraio), di 0,98 confezioni per 10mila abitanti al giorno a una media post-Covid (marzo-maggio) di 1,10 confezioni; gli altri antivirali da 0,21 a 0,22) e della riduzione dell’utilizzo di farmaci DAA per Hcv (si passa da 0,04 a 0,01 confezioni al giorno per 10mila abitanti).
 
Sul fronte degli approvvigionamenti da parte delle farmacie pubbliche o private, c’è stato un significativo aumento di idrossiclorochina (da 0,68 confezioni a 1,44 confezioni), di farmaci a base di acido ascorbico (vitamina C) (0,16; 0,21) e di ansiolitici per uso non parenterale (23,22; 24,11). Mentre si sono abbassati gli acquisti rispetto al trimestre pre-Covid di anti- infiammatori non steroidei (il cui consumo passa da 0,14 a 0,08) e antipiretici (da 36,04 a 31,61).

Boom dei generici sul terreno dei farmaci utilizzati nei trattamenti di pazienti con Covid-19 e degli iniettivi e ossigeno.

 Basta solo dare un’occhiata al differenziale fra il marzo 2019 e il marzo 2020: la morfina è schizzata a +128% e il rocuronio a ben il 782% in più.

I dati Aifa evidenziano un notevole incremento dell’azitromicina e dell’idrossiclorochina passate rispettivamente, a 0,76 e a 0,60: nel periodo dicembre 2019-febbraio 2020 sono state consumate in media 0,39 confezioni per 10milaabitanti al giorno di azitromicina e 0,01 di idrossiclorochina. Valori che hanno raggiunto l’1,15 e lo 0,61 fra marzo e maggio 2020. Nel caso dell’idrossiclorochina, c’è stato un aumento relativo del 4.662%.
 
“È interessante notare – sottolinea il rapporto come, dal lato della produzione, in entrambi i casi la maggioranza del consumo sia stato garantito dal mercato domestico: risulta, infatti, che le confezioni importate10 incidano sul totale delle consumate solo per il 17% nel caso della azitromicina e per il 12% in quello della idrossiclorochina”. Sempre nella classifica dei principi attivi, spicca il tocilizumab IV, passato un utilizzo medio di 0,04 confezioni al giorno a a 0,06 e il darunavir/ cobicistat (antivirale anti-HIV) da 0,04 a 0,05).
 
Per quanto riguarda i farmaci iniettivi e l’ossigeno, funzionali allo svolgimento delle attività nelle terapie intensive, sono emerse importanti variazioni per l’ossigeno che, nei mesi dell’emergenza, vede aumentare il consumo di 18,70 confezioni per 10mila abitanti ab die (da 53,46 a 71,16); per gli anestetici generali (da 0,82 confezioni a 1,77), gli stimolanti cardiaci iniettivi (da 1,56 a 2,15), i curari iniettivi con effetti miorilassanti (da 0,19 a 0,58), l’acido ascorbico (da 0,22 a 0,68), gli ipnotici (da 0,31 a 0,77) e gli antidoti (0,19 a 0,33).
Insomma, i farmaci che hanno visto il più elevato incremento percentuale sono stati i curari iniettivi (+264% tra il periodo pre e post-Covid) che, insieme alla idrossiclorochina, si classificano dunque come i prodotti ad aver determinato il maggiore shock di domanda rispetto ai quantitativi generalmente richiesti.

Fra i farmaci iniettivi maggiormente utilizzati dalle strutture ospedaliere per la gestione dell’emergenza, spiccano il midazolam cloridrato (ipnotici e sedativi benzodiazepinici) il propofol (farmaco anestetico e un agente ipnotico), la morfina, rocuronio bromuro e il cisatracurio besilato (miorilassanti).
Nella classifica dei farmaci utilizzati in ospedale, rispetto ai mesi corrispondenti del 2019, il cisatracurio cresce del 238% e il rocuronio del 200%. Seguono propofol (+63%), midazolam (+53,3%) e morfina (5,4%). La situazione si è poi avviata verso una normalizzazione già nel mese di aprile, ad eccezione del rocuronio e del cisatracurio, che rispetto all’aprile del 2019 hanno aumentato il proprio consumo rispettivamente del 213% e del 103%.
 


 
Dunque la parte prevalente dei consumi risulta garantita da farmaci generici, che coprono il fabbisogno di midazolam, propofol e morfina con una quota compresa fra l’81% e il 91% e il fabbisogno di cisatracurio oscilla fra il 50% e il 62%. Il secondo aspetto è relativo alla sostanziale stabilità, su tutti i mesi considerati, dell’incidenza dei farmaci generici e non generici sul totale; evidenza che denota la capacità di entrambi i segmenti di rispondere allo straordinario shock di domanda verificatosi a marzo, con un aumento delle produzioni in grado di assorbire l’incremento di fabbisogno e di garantire totalmente il mantenimento della rispettive quote di mercato”.

Intervista con  Enrique Häusermann

Flessibilità e anche coraggio hanno fatto si che le aziende del farmaco, in particolare quelle dei farmaci generici, rispondessero prontamente ai bisogni durante l'emergenza Covid, in particolare relativamente "all'incremento di consumi e alla necessità di determinati farmaci". Lo ha spiegato il presidente di Egualia - Industrie Farmaci Accessibili, Enrique Häusermann (nella foto), alla presentazione dell'edizione 2020 dell'Osservatorio sui farmaci generici, realizzato dalla Società di studi economici Nomisma per Egualia (già Assogenerici). "Non dimentichiamo - ha spiegato - che molte fabbriche erano nelle zone rosse. Ne ricordo una in particolare nella zona di Bergamo, hanno avuto un coraggio enorme. Noi tutti dovremmo riconoscere questo, questo atteggiamento estremamente positivo e proattivo".

Dal rapporto Nomisma per Häusermann "emerge il riconoscimento di ciò che il nostro comparto rappresenta nel mondo farmaceutico italiano e soprattutto per la salute del nostro Paese. Dando a tutti farmaci accessibili. La nostra storia e relativamente antica, il percorso però è stato lungo e anche faticoso, ma alla fine ci siamo riusciti. Dai primi anni Duemila,quando si sono affacciati i primi medicinali generici, c'è stato un problema di comunicazione e di scetticismo. Confidiamo quindi di poter continuare questo viaggio in modo proficuo con l'appoggio delle istituzioni con le quali il dialogo e'stato sempre aperto e franco. Nel periodo di emergenza la collaborazione con Aifa e' stata eccellente, possiamo dire che con sforzi notevoli non abbiamo lasciato indietro nessuno". "Ci sono difficoltà da superare, di sostenimento economico e sviluppo industriale per le nostre imprese- ha concluso - a tal proposito Egualia ha aderito a un cluster che si chiama Alisei, per proporre di intercettate investimenti che fortificheranno il nostro comparto al fine di mantenere la competitività che abbiamo e di poter garantire in futuro l'approvvigionamento di ciò di cui il mondo della salute italiano ha bisogno".

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