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L'osteoporosi colpisce 4,5 mln italiani: cure inadeguate nell'80% dei casi

Ortopedia Redazione DottNet | 03/12/2020 21:24

Si stima che dopo i 50 anni, 1 donna su 3 e 1 uomo su 5 vadano incontro ad una frattura

L'osteoporosi colpisce 4,5 milioni di persone in Italia, 2 su 3 sono donne, costrette a fare i conti con ossa fragili e rischio frattura. Si stima che dopo i 50 anni, 1 donna su 3 e 1 uomo su 5 vadano incontro ad una frattura. Il problema è acuito da forti ritardi nella diagnosi e da cure inadeguate per l'80% dei pazienti. Inoltre, un paziente su 2 abbandona le terapie entro un anno.  Sono alcuni dei dati emersi in occasione dell'edizione 2020 di OsteoDay volta a ricordare l'importanza di un'attenta valutazione dei fattori di rischio, della diagnosi precoce, e di appropriatezza e aderenza terapeutica per ridurre il rischio di fratture. L'evento virtuale, con il sostegno di Chiesi Italia, la filiale italiana del Gruppo Chiesi, ha visto coinvolti i diversi specialisti del settore: ortopedici, reumatologi, geriatri, fisiatri, internisti, commenta Raffaello Innocenti (nella foto), Direttore Generale di Chiesi Italia, per favorire il confronto e la condivisione di esperienze di pratica clinica.

  "L'80% dei pazienti con osteoporosi arriva in ritardo alla diagnosi, anche se fatta a seguito di una frattura - spiega Bruno Frediani, dell'Università di Siena - Una strategia diagnostica efficace - continua - oltre a un attento esame dei fattori di rischio (da età a quadro ormonale) dovrebbe prevedere, a partire dai 60 anni per la donna e dai 70 anni per l'uomo, l'esecuzione di un esame radiologico della colonna, da ripetersi ogni due anni".
  Fondamentali per la prevenzione dell'osteoporosi sono i corretti stili di vita, dieta e attività fisica. "Il raggiungimento intorno ai 30 anni del picco di massa ossea - aggiunge Frediani - è ascrivibile per l'80% a fattori genetici e per il 20% a corrette abitudini di vita".  Fondamentali sono anche l'appropriatezza terapeutica e l'aderenza alle terapie, ma per entrambi permangono delle criticità. "Solo 2 pazienti su 10 - spiega Frediani - ricevono una terapia appropriata, quindi farmaci anti-fratturativi, bisfosfonati in prima linea, e vitamina D. Questa da sola non basta per la prevenzione delle fratture". 

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