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Scoperti i meccanismi di difesa contro i danni provocati dall'Alzheimer

Neurologia Redazione DottNet | 11/12/2020 18:54

Nei tessuti dei soggetti Ndan è stata trovata una diversa concentrazione delle molecole microRna coinvolte nella risposta antiossidante

Esiste in alcune persone un meccanismo di difesa 'innato' che permette di resistere alla neurodegenerazione causata dall'Alzheimer, attivando una risposta cerebrale antiossidante. La scoperta è stata fatta in un gruppo di individui che pur avendo nel cervello le caratteristiche tipiche di questa demenza, non hanno mai sviluppato la malattia nè il declino cognitivo. Il risultato, descritto sul Journal of Neuroscience, si deve ai ricercatori della University of Texas Medical Branch (Utmb), dell'Oregon Health and Science University e dell'Università degli Studi di Roma Tre.  Analizzando casualmente i tessuti cerebrali di queste persone, che in Oregon si erano sottoposti a screening ed esami medici, "si è scoperto che avevano nel cervello i tratti tipici dell'Alzheimer, cioè le placche di proteina amiloide e tau, pur senza aver mai mostrato sintomi di demenza", spiega all'ANSA Sandra Moreno, docente di Neurobiologia dello sviluppo di Roma Tre. Nello studio sono stati analizzati "34 campioni post-mortem di corteccia cerebrale di persone sane, Ndan e con Alzheimer - aggiunge Giulio Taglialatela, dell'Utmb - Nei tessuti dei soggetti Ndan abbiamo scoperto una diversa concentrazione delle molecole microRna coinvolte nella risposta antiossidante".

  Le persone Ndan "riescono ad attivare una risposta cerebrale antiossidante efficace, per far fronte allo stress ossidativo, che è uno dei meccanismi primari del danno dell'Alzheimer.  Questa capacità innata - conclude Moreno - sembra così giustificare le loro abilità cognitive intatte, tanto da avere un danno ossidativo ai neuroni più basso rispetto a chi ha l'Alzheimer e più simile a chi è sano". Il lavoro, oltre a far progredire le conoscenze sulla malattia dell'Alzheimer e il ruolo della prevenzione dello stress ossidativo, può gettare le basi per nuovi approcci terapeutici alla malattia, possibilmente basati sull'attivazione delle difese antiossidanti attraverso un intervento mirato alla modulazione di specifiche molecole di microRNA.

fonte: ansa

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