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E' allarme varianti Covid: il vaccino Pfizer resta efficace

Infettivologia Redazione DottNet | 08/01/2021 20:39

Vespignani: "Ci sarà una corsa contro il tempo fra l'arrivo della variante inglese e la vaccinazione, che deve essere la più veloce possibile". Rt risale a 1,03, intensive sopra la soglia critica

La possibilità che l'arrivo di mutazioni del virus Sars-Cov-2 possa rendere inefficaci i vaccini che si stanno somministrando in questi giorni è uno dei timori principali degli esperti, ma dai primi test l'ipotesi sembrerebbe fortunatamente allontanarsi. Da uno studio condotto sul vaccino Pfizer-BioNTech dalla stessa azienda e dall'università del Texas questo sembra restare efficace contro 16 diverse mutazioni del virus, compresa una presente sia nella cosiddetta 'variante inglese' del virus che in quella sudafricana, e anche una ricerca italiana sembra andare in questa direzione.   Nello studio è stato usato il sangue prelevato da alcune persone che si erano già sottoposte alla vaccinazione, i cui anticorpi sono stati testati contro le mutazioni.

Fra quelle esaminate c'è anche una, sulla proteina spike del virus chiamata N501Y, contenuta sia nel virus inglese che in quello sudafricano, che dall'analisi non sembra influenzare l'efficacia del vaccino. "È incoraggiante il fatto che il vaccino sembra restare efficace contro questa mutazione, così come contro altre 15 già testate in precedenza - afferma Phil Dormitzer, uno dei ricercatori Pfizer -. Quindi ora ne abbiamo analizzate 16, e nessuna ha un impatto significativo, ma questo non vuol dire che la diciassettesima non ce l'abbia".  La possibilità che gli anticorpi generati dal vaccino proteggano anche dalle varianti è stata osservata anche da uno studio condotto in Italia. Dagli esperimenti in vitro condotti dall'Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata infatti è emerso che gli anticorpi protettivi sviluppati dai pazienti con altre varianti del Sars-CoV-2, tra cui quella spagnola, sono in grado di inibire la crescita della variante inglese del virus.

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Nei prossimi mesi, spiega il fisico Alessandro Vespignani (nella foto) durante la prima puntata della serie podcast Altre/Storie di Mario Calabresi "ci sarà una corsa contro il tempo fra l'arrivo della variante inglese e la vaccinazione, che deve essere la più veloce possibile". E aggiunge: "La variante inglese è già arrivata in Italia, se si diffonde dipende dai comportamenti e da quanto si riesce a controllare l'attività epidemica, è importante cercare di portare il livello di trasmissione a valori molto bassi, per ridurre i rischi".  Il tema delle varianti, osserva poi il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito, ci accompagnerà per tutta la durata dell'epidemia, ha detto durante il suo intervento ad Agora'. "Le varianti continueranno ad arrivare così come sono già arrivate ma non bisogna lasciarsi andare agli allarmismi perché le varianti fanno parte delle evoluzioni del virus - sottolinea - in questo momento abbiamo in Italia per lo più una variante di provenienza spagnola, con leggere differenze a seconda delle aree del Paese, ma al momento nessuna delle varianti sembra cambiare l'efficacia del vaccino".

Per ora, sottolinea Ippolito, rispetto a quella inglese "resta l'ipotesi che non provochi la letalità della malattia e che aumenti invece la quota di superdiffusori". Una circolare del ministero della Salute intanto rende noto che "non sono stati riportati ad oggi un peggior andamento clinico, una mortalità più elevata o gruppi di popolazione particolarmente colpiti" dalla cosiddetta 'variante inglese' del Sars-Cov-2, trovata in 43 paesi di cui 19 nell'Ue.   Secondo l'ECDC, al 7 gennaio 2021 la variante del Sud Africa è presente in 11 Paesi, di cui 4 dell'UE/SEE (Finlandia, Francia, Svezia e Norvegia)" Intanto l'Oms rende noto che alcuni studi hanno provato che l'immunità al coronavirus di una persona che lo ha contratto può durare fino a "sei-otto mesi". 

Peggiora in Italia la situazione epidemiologica

Dopo un periodo di relativa 'tregua' - in cui si era assistito ad un rallentamento della curva dei casi da Covid-19 - torna a peggiorare la situazione epidemiologica in Italia, con l'indice di trasmissibilità Rt risalito sopra l'1 (a 1,03), per la prima volta dopo 6 settimane. Anche l'incidenza torna a crescere ed aumenta l'impatto della pandemia sui servizi assistenziali, con le terapie intensive che si collocano sopra la soglia critica del 30% di occupazione a livello nazionale.   I dati del monitoraggio settimanale del ministero della Salute e Istituto superiore di sanità (Iss) indicano, questa settimana, un "peggioramento generale" degli indici della pandemia che porta ad un "aumento del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile".

Un quadro allarmante che, si rileva nel monitoraggio, evidenzia come l'epidemia si trovi "in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti". Dopo le festività natalizie, quindi, i dati del contagio si fanno più critici anche se, ha precisato il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro in occasione della conferenza stampa sull'andamento epidemico organizzata al ministero della Salute, bisognerà attendere la prossima settimana per avere dati più precisi.   L'andamento è confermato dai numeri giornalieri del contagio, con 17.533 tamponi positivi nelle ultime 24 ore (contro i 18.020 di ieri) e 620 vittime (contro le 414 del giorno precedente).

Aumentati a 140.267 i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore (19 mila in più rispetto a ieri), con il tasso di positività che scende al 12,5% rispetto al 14,8% di ieri ma che si mantiene tuttavia su livelli ancora alti. I ricoverati in rianimazione sono 2.587 e quelli nei reparti ordinari 23.313. E le conseguenze si vedono, appunto, soprattutto nei reparti di terapia intensiva: 13 Regioni/PPAA hanno infatti un tasso di occupazione nelle rianimazioni e/o aree mediche sopra la soglia critica (contro 10 della settimana precedente). L'incidenza, inoltre, ha raggiunto quota 313,28 per 100.000 abitanti, con livelli elevati persistenti in Veneto.  Insomma, la curva "ha rallentato la decrescita e ha avuto una controtendenza in questa settimana, e c'è un incremento della velocità di crescita dei casi", ha avvertito Brusaferro.

La "gran parte delle Regioni - ha sottolineato - si sta avvicinando o è sopra Rt 1 e questo è un elemento che deve spingerci alla massima attenzione nelle misure da adottare e che deve portarci ad adottare comportamenti rispettosi per evitare una ulteriore ricrescita". Preoccupazione condivisa dal ministro della salute Roberto Speranza, che ribadisce la necessità di tenere il "massimo livello di attenzione, perché il virus circola molto e l'indice del contagio è in crescita". E proprio perchè il tasso di occupazione delle terapie intensive è di nuovo intorno alla soglia critica, "occorre mantenere comportamenti prudenti anche nelle aree che non sono state colpite da maggiori restrizioni", ha rilevato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza.

In una situazione epidemiologica sostenuta da un alto numero di casi, come quella attuale, dunque, "con l'apertura delle scuole si rischia un aumento dei casi nella popolazione generale", ha afferma il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'Mauro Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).  Da una ricerca Inail-Iss sulla prima ondata pandemica, appena pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), risulta inoltre che fino al 30 settembre si è infettato circa il 4,8% della popolazione italiana, pari a oltre 2,8 milioni di persone. Al 30 settembre i contagiati diagnosticati erano poco più di 317.000, quindi sarebbe stata diagnosticata solo un'infezione su 9.

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