Entro il 2026 saranno realizzate 2.564 Case della Comunità nuove di zecca, una ogni 24.500 abitanti
Mario Draghi non ha dubbi. E nel discorso di ieri al Senato è sttao chiaro: punteremo tutto sul territorio, soprattutto dopo l'esperienza Covid: “Sulla base dell'esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale”. Il principale luogo di cura per il neo premier dovrà essere la casa, il domicilio. Una rivoluzione possibile grazie alla telemedicina e all'”assistenza domiciliare integrata”.
La riforma
Il punto dolente della sanità italiana è stato il territorio, ovvero quelle cure extra ospedale che raggiungono i pazienti dentro le mura di casa o al di fuori in strutture più semplici come gli studi dei medici di famiglia o più complesse e purtroppo più rare. Una “rete di servizi di base” il cui elenco è stato stilato dallo stesso Draghi nel suo discorso in Senato. E cioè: case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria). “È questa - secondo il premier - la strada per rendere realmente esigibili i Livelli essenziali di assistenza e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. Le cure a casa e sul territorio sono del resto tuttora la prima trincea contro il Covid, ma è una trincea caduta dopo la prima ondata del virus e da allora mai rimessa in piedi. L'occasione per costruire questa riforma “a tutto campo” della Sanità sarà ovviamente il Recovery plan dove al momento secondo la bozza messa a punto dal precedente Governo Conte la dote a disposizione, grazie anche al pressing del ministro della Salute Roberto Speranza, è salita a 18 miliardi.
L'ultima versione del piano destina quasi metà dei 18 miliardi della Sanità - 7,5 miliardi di euro per l'esattezza - proprio al territorio e alle cure a casa. Si prevede infatti che entro il 2026 saranno realizzate 2.564 Case della Comunità nuove di zecca, una ogni 24.500 abitanti. L'obiettivo è assistere in questi nuovi spazi dove lavoreranno medici e infermieri in rete finalmente capillare 8 milioni di pazienti «cronici mono-patologici» e 5 milioni con più patologie. L'altra faccia della medaglia sono le cure direttamente a casa dei pazienti, a cui va 1 miliardo di euro che dovrà mettere le ali all'assistenza domiciliare integrata su cui oggi l'Italia è fanalino di coda in Europa. Il target? 500mila nuovi pazienti over 65 presi in carica. Ma per mandare a regime l'assistenza a casa si spingerà anche sulla telemedicina che secondo il Piano assisterà almeno 282.425 pazienti entro il 2026. Infine con 2 miliardi sono da costruire le «cure intermedie»: nasceranno 753 ospedali di comunità - 1 ogni 80mila abitanti - per assistere tutti quei pazienti per cui il ricovero in ospedale non è indicato ma che non possono neanche stare a casa.
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