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Studio italiano: farmaco riduce la recidiva Lma

Farmaci Redazione DottNet | 23/03/2021 10:58

Dopo che le cellule leucemiche sono state eliminate con la chemioterapia, l'assunzione di Azacitidina aumenta la sopravvivenza

Per le persone con Leucemia Mieloide Acuta (Lma) buone notizie: dopo che le cellule leucemiche sono state eliminate con la chemioterapia, l'assunzione di Azacitidina aumenta la sopravvivenza ed estende il periodo di remissione. Questo è emerso da uno studio firmato dalla dr.Germana Beltrami e il dipartimento di ematologia dell'ospedale Policlinico San Martino di Genova, pubblicato su 'The New England Journal of Medicine'. Ogni anno in Italia si registrano 2 mila nuovi casi di Lma, soprattutto in persone con più di 65 anni, quindi in condizioni cliniche non sempre compatibili con i cicli di chemioterapia seguiti da trapianto di cellule staminali. Lo studio clinico ha individuato un farmaco, l'Azacitidina, adatto a tutti i soggetti, da assumere oralmente in seguito ai cicli chemioterapici, come terapia di mantenimento della remissione. L'Azacitidina agisce sul Dna come se fosse un gomitolo da districare e ciò mette a nudo dei geni che regolano l'origine e la sopravvivenza cellulare, a scapito di quelli che fanno crescere le cellule malate: così facendo favorisce la produzione di proteine anti-tumorali.

"Generalmente nelle persone con Lma viene indotta la remissione tramite una chemioterapia di induzione - ha detto Beltrami - Per la prima volta, questo studio sperimentale inserisce un'ulteriore fase che consiste nella terapia di mantenimento: la somministrazione per 24 mesi di Azacitidina induce una riduzione del rischio di recidiva e un aumento della sopravvivenza in pazienti non eleggibili, per età, a un trattamento più intensivo.  L'assunzione di Azacitidina è stata ben tollerata dai pazienti che hanno riscontrato effetti collaterali gestibili al contrario di quanto accadeva in passato, quando le terapie di mantenimento studiate causavano una importante diminuzione del numero di determinate popolazioni di cellule del sangue, senza dimostrare efficacia in termini di sopravvivenza. Da oggi - conclude Beltrami - si apre una nuova strada: ora si può proporre una terapia di mantenimento anche a coloro che non potevano accedere ad altri trattamenti". 

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fonte: New England Journal of Medicine

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