Sul sanitario grava un preciso obbligo di procedere immediatamente a visitare il paziente, con conseguente sussistenza del delitto di rifiuto di atti d’ufficio, qualora ciò non accadesse
Una recente sentenza - la 12806 - della Cassazione (clicca qui per leggere il testo completo) riconosce le conoscenze scientifiche degli infermieri che pertanto non vanno messe in discussione. Secondo la Suprema Corte: "Nel momento in cui a richiedere l’intervento del medico siano figure professionali tecnicamente qualificate, quali sono gli infermieri, la giurisprudenza di legittimità è costante nel ritenere senza mezzi termini che sul sanitario gravi un preciso obbligo di procedere immediatamente a visitare il paziente, con conseguente sussistenza del delitto di rifiuto di atti d’ufficio, qualora questo non accada”. Gli Ermellini hanno così condannato un medico (in sede civile mentre in sede penale il reato era prescritto) per rifiuto di atti d’ufficio dopo che, alla segnalazione prima di un infermiere, poi di altri due, sulla necessità di una sua visita a un paziente di 87 anni – poi deceduto – ricoverato al reparto di cardiologia invasiva, non aveva dato seguito alla richiesta degli infermieri.
La Cassazione, dunque, conferma la responsabilità nel reato a carico del ricorrente che si era rifiutato di visitare il paziente, visto che il malato era già stato esaminto quattro volte ed era monitorato sia dalle macchine sia dai paramedici. In più il medico si era detto impegnato a studiare il caso per valutare un possibile intervento chirurgico. Intervento inutile perché il malato era morto poco dopo il sollecito. Indicativa in ogni caso la risposta del ricorrente al paramedico "quel paziente è fuori di testa.
“La recente sentenza della Cassazione finalmente “accende la luce” sull'evidenza, ormai vergata anche in diritto dall'autorevole mano della suprema Corte, che i medici riconoscano una volta per tutte, e senza aprioristici arroccamenti o riserve, le conoscenze tecnico-scientifiche degli infermieri che lavorano al loro fianco nelle realtà ospedaliere”, commenta Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up. “L'importante pronuncia – prosegue - , che arriva anche sulla scia di precedenti decisioni che andavano nella stessa direzione, conferma il percorso di indispensabile sinergia tra medico ed infermiere, che rappresenta un obiettivo di svolta per un servizio sanitario sempre più tempestivo, efficiente e di qualità a vantaggio del cittadino italiano. Da oggi più che mai, quando capiterà che un infermiere, durante il turno di notte, fosse costretto a contattare il medico di guardia, di turno turno o quant'altro, per rappresentare una criticità e per chiedere il suo pronto intervento, nessuno potrà mettere in discussione l'opportunità di tale richiesta. Tutto questo dovrebbe risultare scontato, eppure l’esperienza ci insegna che gli infermieri che “svegliano” il medico di guardia "troppe volte", in talune realtà vengono costretti a sentirsi in difficoltà per questa azione, quando in realtà in quel modo essi esprimono le loro univoche competenze, conoscenze e capacità e le condividono con altri professionisti, nel rispetto degli specifici ruoli e per il bene dell'individuo”. “Questa sentenza è molto importante, continua De Palma, perché, lo ripetiamo, sensibilizza le parti interessate ad un rapporto equilibrato. Troppo comodo considerare gli infermieri come collaboratori, ma essere pronti a celarsi "dietro il muro della competenza esclusiva" ogni volta che in qualche modo l'agire infermieristico chiede di assumere specifiche responsabilità. Niente più due pesi e due misure”.
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